lunedì 15 giugno 2009

Parliamo del Partito democratico?

No grazie, verrebbe da rispondere. Ma pare che siamo tenuti a farlo, se non altro perchè siamo degli iscritti che nel partito democratico hanno riposto le ultime speranze di vedere in Italia qualcosa di nuovo e di diverso sulla scena politica.
Questa speranza è ormai tramontata, perchè questa cosa nuova e diversa se c'è stata non lo è stata nel senso che si voleva. E quindi il concetto è archiviato.
Allora ci si pone la domanda del cosa si speri che diventi.
Per quanto ci riguarda dovrebbe diventare un partito con una sua connotazione politica precisa, inquadrata nel riformismo di sinistra, quel riformismo cioè che ha un occhio di riguardo per l'ambiente, la questione morale, i diritti delle persone, l'equità sociale, la solidarietà e la laicità dello stato. Caratteristiche tutte prioritarie, nessuna seconda all'altra.

Perchè alla parola riformismo abbiamo aggiunto anche le parole "di sinistra"? Perchè secondo noi il pd ultimamente ha mandato un po' a quel paese la grande tradizione italiana di sinistra, andandosi a posizionare in una specie di terra di nessuno dove però tutti possono trovare posto. E' diventato cioè un partito riformista incolore, sbiadito, balbettante che non ha assolutamente nulla da proporre convintamente. E, se da un lato, per dire, sono piaciute le ultime uscite di Franceschini sul lavoro e sulla solidarietà nell'ultima campagna elettorale, dall'altro è mancato, come al solito, la valida motivazione al voto. Perchè, diciamocelo, il pd in effetti è sconclusionato su tutto: indeciso sul leader che dovrà venire, sulle alleanze che dovrà fare, sulla legge elettorale che vuole, sulle linee politiche generali che dovrà assumere, persino sul come deve contrapporsi a Berlusconi.

Per questi motivi perde ormai da un anno tutto quello che c'è da perdere. E se c'è un potenziale elettorato, che non è mai incolore, e che sarebbe anche disposto a votarlo pur di togliersi dalle scatole il cavaliere, alla fine questo elettorato rinuncia perchè non riesce a intravedere una strada segnata e preferisce votare, magari turandosi il naso, altri partiti che non offrono molto di più ma perlomeno parlano chiaro e dicono apertamente che Berlusconi è un filibustiere, piuttosto che un egoista, senza mezzi termini.
Oppure non vota affatto, va al mare.

Emblematico di un certo modo di essere del pd a tutti i livelli, è, per esempio, anche l'approccio al tema del Referendum. Venerdì andremo a una riunione del partito democratico di Vico Equense proprio per discutere di questo. Verrano due rappresentanti del pd provinciale, uno di provenienza radicale, per presentare le ragioni del NO e uno piddino più definito, per raccontarci le ragioni del SI'...
Ebbene, partendo dal plausibile sospetto che trovare oggi un italiano medio in grado di descrivere cosa cambierebbe in Italia con la vittoria dei SI' è come trovare un ago in un pagliaio, a 24 ore dall'apertura delle urne questi due signori verranno a spiegarci per quale motivo dovremmo votare per il sì, ma anche per quale motivo potremmo scegliere il no! Davvero stupefacente il metodo scelto per infondere sicurezza, non c'è che dire!
Se poi chi ha assistito alla riunione deciderà di approfondire meglio andando a farsi un giretto nel web, magari sul sito nazionale del partito democratico, non troverà una sola parola sull'argomento (a tutt'oggi è così)!

Ecco, questo tipo di confusione assale l'elettorato potenziale del pd nei momenti cruciali, quelli decisivi. E c'è da giurare che il referendum si svolgerà nella più totale indifferenza degli italiani, anche dei democratici. Ma almeno questa volta potremo dire con soddisfazione di non aver perso alcunchè o forse potremo anche non dire nulla.

8 commenti:

franco cuomo ha detto...

Cara Maria,

il Referendum, hai ragione tu, si svolgerà nella più totale indifferenza degli italiani, un po’ per le ragioni che chiaramente ( come sempre) esponi per descrivere la inconsistenza ( inesistenza ?) politica del PD, ma molto di più per la totale disaffezione da parte di tutti gli italiani verso la cosa pubblica, verso la politica. Ne abbiamo parlato tante volte usque ad nauseam. Questo paese non ci sta più bene, a me poi non stanno più bene i riti pacchiani dell’apparire, delle vacanze, del ristorante domenicale, dell’uscita di massa in macchina con ingorgo accluso, che hanno completamente reso acefalo un paese che invece non si accorge che il mare è diventato una fogna, che abbiamo superato le soglie dell’inquinamento da decibel, della distruzione del verde, della cafonaggine ostentata, della caduta verticale della cultura. Preoccuparsi quindi dei rappresentati del PD mi sembra pleonastico, per lo meno per me, tanto se lo si fa a livello nazionale tanto se lo si fa a Vico Equense. Non mi meraviglia che il segretario del PD di Vico decida 24 ore prima del referendum, di convocare una riunione per spiegare i motivi e le ragioni del Si e quelle del NO (perché non anche quelle dell’astensione?). Cosa significa fare politica oggi? Significa un trampolino di lancio per le proprie attività professionali o un consolidamento di esse. I giovani la fanno per il primo motivo i meno giovani ,40/50enni, per il secondo. Se si organizza una riunione 24 ore prima dell’evento elettorale questa serve per poter dire che la si è fatta, serve a farsi conoscere ai relatori, serva in qualche modo a coltivare relazioni pubbliche e a fare curriculum. Se ci si voleva veramente interessare al referendum, la si organizzava due mesi prima e magari se ne preparava un’altra e un’altra ancora. Si facevano banchetti per spiegare alla popolazione, volantinaggi ecc. ecc., insomma si faceva attività politica. Io non do neanche la colpa al segretario perché lui si è comportato come si sta comportando il Partito Democratico su scala nazionale, come giustamente notavi tu frequentando il sito provinciale e nazionale del PD. Oggi quel tipo di attività politica di cui dicevo prima appare datata e soprattutto non interessa più a nessuno e io, alla soglia dei sessanta consiglierei di abbandonare il campo perché la battaglia è irrimediabilmente perduta, nell’attesa di tempi migliori.
Franco Cuomo

mariad ha detto...

Caro Franco

mi fa piacere che queste cose le hai dette tu, se le avessi dette io ci avrebbero ricamato sopra i romanzi. Funziona così nel pd di Vico e anche altrove.
Questo ha sfilacciato tutto, facendo dimenticare che un partito deve fare pure politica, mica solo lotta interna.
Adesso, nel mio partito a livello nazionale si sono aperte le guerre senza quartiere. A ottobre ci sarà un nuovo congresso e c'è da scommettere che nuovi morti e feriti gravissimi resteranno sul campo di battaglia. Speriamo solo che serva a qualcosa...

Con questi chiari di luna che vuoi che se ne fottessero del referendum?. Mandano quello del si e del no forse proprio per spingere all'astensione quei pochi volenterosi che vogliono informarsi, non c'è bisogno di mandare il terzo uomo in effetti. Però bisognerebbe pure che spiegassero perchè si fa sto referendum se alla fine nessuno lo vuole più. Il mio partito all'inizio era per il sì, ma adesso, come ho detto, sembra completamente disinteressato. Lo stesso Franceschini dice "concentriamoci sui ballottaggi" Mah!

Quel tipo di politica che descrivi non interessa più nessuno dei politici purtroppo, ma interesserebbe tantissimo gli elettori. Solo che nemmeno i più giovani, gli unici ad avere la forza fisica, perchè ci vuole pure quella, sanno farla perchè nessuno glielo ha insegnato. Pure nei partiti ormai i giovani vengono trattati come nelle famiglie moderne, con le mollichelle, si dice a Napoli. Se hanno entusiasmo non riescono a metterlo fuori, quelli disinteressati naturalmente. Perchè quelli che non lo sono fanno solo quello che rilevi tu, i leader consolidati o in erba. La carretta non è prevista che la debbano tirare loro.

Caro Franco dici bene, bisognerebbe abbandonare il campo e lasciare tutti al proprio destino. Ma lo sai che sono un'appassionata e una tenace, quasi una irriducibile senza speranza.
:)

mariad ha detto...

x anonimo che non pubblico perchè poco gentile
raffaele
claudio
paola
Mlaura
arianna
mario
michele
pasquale
elisa
salvatore
vincenzo
kati
domenico
caterina
giovanna
vittorio
raimondo
antonella
andrea
caterina
raffaele
luisa
giovanni
andrea
rosa
ti bastano?
l'elenco è lungo, ma potresti schiattare, quindi mi fermo qua
:))))

Anonimo ha detto...

è meglio che vince l'astensionismo.
Così viene archiviata una proposta che faceva bene solo a Berlusconi o a qualche suo amico

mariad ha detto...

Io veramente penso che un buon governo o la stabilità di un governo non dipendono dalla legge elettorale di uno stato. Noi abbiamo avuto tante leggi elettorali ma anche tanti governi fragili o pessimi.
Anche questa che deve essere votata col referendum non garantisce nulla. La grande lista che potrebbe venire fuori dalla legge referendaria e alla quale si garantisce un gigantesco premio di maggioranza, sarebbe stata formata da un'accozzaglia di partiti tutti insieme per forza e non per libera scelta perchè nessuno da solo avrebbe avuto le garanzie di vittoria. Il che mi sembra il peggior tipo di maggioranza possibile, quella meno indicata per la formazione di un buon governo.
Inoltre chi garantisce che a un certo punto una parte di deputati non si dimetta per far cadere il governo in carica?
In Italia tutto è possibile...

Anonimo ha detto...

Una vera riforma della legge elettorale dovrebbe, innanzitutto, prevedere la scelta del candidato (preferenza), ma anche evitare i saltimbanco che, eletti in un Partito, se decidono di dimettersi devono tornare a casa e al suo posto far subentrare il 1° dei non eletti

mariad ha detto...

gentile anonimo
la scelta del candidato non la fa la preferenza. Si ha la sensazione di scegliere ma in effetti chi deve essere eletto lo decidono sempre e solo i partiti. Tranne in alcune rare occasioni.

Solo una vera riforma costituzionale, di tipo presidenzialista, garantirebbe inoltre la governabilità. Una riforma alla francese, per esempio: il popolo sceglie il presidente e per tutti gli anni che la legge gli consente di governare, non ci sono possibilità di farlo cadere perchè la sopravvivenza del governo non dipende dalla maggioranza in parlamento.
Ma noi italiani vogliamo questo tipo di riforma?
Se cambiamo solo la legge elettorale, senza cambiare le leggi che regolano la caduta del governo, è inutile insistere sulla governabilità, secondo me.
Per quanto riguarda il cambio di casacca, bè vige ancora il diritto a cambiare idea. Che poi questo cambio sia dovuti a ragioni ideali o a ragioni di convenienza personale, nessuno in genere pare intenzionato ad approfondire.
:)Ciao

Anonimo ha detto...

Intendo dire che se si viene eletti anche grazie al partito che ti ha candidato con un suo programma, puoi senz'altro cambiare idea (magari dopo aver lottato all'interno del partito), ma vai a casa; non deve essere consentito di cambiare casacca. In una squadra di calcio si gioca in 11 e se litighi perchè non ti piace il gioco imposto dall'allenatore, certamente non vai a fare il 12° nella squadra avversaria. Ciao