giovedì 30 gennaio 2014

Vico Equense – Torna Peppe Cioffi e sono subito scintille



Si è svolto rapidamente il consiglio comunale del 28 gennaio, giusto il tempo necessario a sostituire Francesco Saverio Buonocore, dimissionario, con Giuseppe Cioffi.
Esponente di  Forza Sud, lista capeggiata dall’avv. Dilengite, Cioffi torna nell’assise, questa volta nei banchi dell’opposizione. Nella prima Giunta Cinque, infatti, faceva parte della maggioranza in veste di assessore e fu il protagonista, insieme al sindaco, di un corposo dimensionamento scolastico.  Questo evento  creò una vera e propria bagarre tra i cittadini per la soppressione di molti plessi periferici.
La storia politica che lo ha visto alleato di Cinque naufragò presto, probabilmente proprio a causa della diversità di vedute tra sindaco e assessore sulla politica scolastica. Giuseppe Cioffi, insieme ad altri quattro assessori, fu “dimissionato” dallo stesso  Gennaro Cinque in seguito a sopravvenute e insormontabili lacerazioni personali e politiche tra i due.
Le motivazioni su quella scelta tanto drastica del Sindaco non sono mai state del tutto chiarite. In quel periodo era evidente che i mugugni di un gruppo di assessori creavano dei disagi nella giunta e soprattutto al primo cittadino che ha sempre amato avere libertà di azione e il consenso incondizionato dei suoi più stretti collaboratori.
Uscito dalla porta, oggi Cioffi rientra dalla finestra. Ma, non appena acclamato, dopo i saluti di rito e i ringraziamenti per l’accoglienza ricevuta, ha riacceso il vecchio conflitto riportando  all’attenzione il suo “licenziamento”.  - “Voglio capire perchè ci buttasti fuori” - ha detto rivolto al sindaco Cinque, -“Voglio saperlo in questa Aula. Voglio, insomma, una risposta pubblica!”
Gennaro Cinque non si è scomposto più di tanto e gli ha risposto che le ragioni di quello strappo violento erano ben note allo stesso Cioffi e che non se ne sarebbe parlato pubblicamente, al massimo a quattrocchi.
L’atteggiamento tenuto da Cioffi fa presagire nuove scintille nelle future adunanze consiliari.
Maria D'Ordia per "Il Gazzettino Vesuviano"
Nella foto: Giuseppe Cioffi

lunedì 27 gennaio 2014

Vico Equense - Ecco le note a margine del cc Cinema

Avevo promesso delle note a margine dell'ultima assise consiliare, e mi appresto a farlo, non prima però di soffermarmi su alcuni punti utili a capire il clima che pervade i consigli comunali e che si protrae nel tempo,inamovibile.                                                                                                 
- Innanzitutto l'atteggiamento prossemico, ovvero la "postura" delle parti che è sempre uguale. I banchi della maggioranza sempre lindi, vuoti, asettici che ospitano soggetti umani generalmente poco attenti. Quelli della minoranza, anzi quelli del MpV, carichi di fogli, a migliaia. A volte si notano anche dei grossi volumi, tipo i codici civili pieni di segnalibri. In un disordine sparso lungo i tre metri occupati dai consiglieri. I quali spesso rimangono avviluppati nel gran caos delle carte e sbagliano foglio, e cercano disperatamente quello giusto, in un leggiadro sventolio di pagine e pagine di atti che si mescolano impietosamente per conto loro, sfuggendo al controllo.
- Poi i tempi. La prima ora se ne passa con le interrogazioni. Sempre presentate dai consiglieri di minoranza, soprattutto del MpV. Lunghe, particolareggiate. Il dott. Maresca, in particolare, si dilunga pesantemente sulle fasi storiche di ciascun argomento. Parte sempre dalle origini, pensando forse che noi disgraziati astanti siamo tutti venuti da qualche altro pianeta, che le cose non le conosciamo e che abbiamo fame di storia, più che di politica.
Nella maggior parte dei casi queste interrogazioni restano senza risposta.
Quando infine e finalmente si entra nel vivo del Consiglio, il più delle volte c'è il colpo di grazia per i poveri spettatori stanchi. Tra interventi dotti o non dotti, specialmente quelli di Antonio Di Martino, cominciano implacabili i primi sbadigli. Poi, la testa scivola sul palmo e le palpebre diventano pesanti. Schiacciare un pisolino è l'unico desiderio.


 


Capita però che si discutano delibere cariche di una certa verve che ravviva l'atmosfera. E qui entro nelle note a margine dell'ultimo consiglio comunale. Il piano per la sicurezza illustrato dal Consigliere Cioffi, per esempio, ex maresciallo e quindi "esperto" del settore, è divertente,
anzi immaginifico e fa volare la fantasia direttamente negli uffici del Los Angeles Police Department.  
Oppure succedono siparietti esilaranti, come quello con la dott. ssa Scaramellino. Che ricorda al maresciallo che "anche" la commissione legalità da lei presieduta ha discusso dell'argomento. Il maresciallo si imbestialisce per questa invasione di campo inopportuna e pretenziosa. Pretende il diritto di progenitura...Il pubblico intanto ridacchia.

Quando l'argomento è di quelli succosi, tipo la ricostruzione del Cinema Aequa, ci si sacrifica fino al limite delle possibilità umane. Avvolti nel gelido vento che proviene dalla porta spalancata, si aspetta anche per cinque ore che finalmente se ne discuta, dopo anni di attesa fuori da queste mura.
Sai che prima la minoranza, specialmente MpV sull'argomento ha spalmato internet di chilometri di parole scritte e aspetti quelle viva voce. Ma, inopinatamente, l'avvocato Starace se ne resta muto, anzi a un certo punto prende la borsa stracarica e se ne va.
Restano i "suoi", silenti e attenti uditori e spettatori di quanto si va dicendo e facendo. Senza una parola. Il pubblico si sconcerta, quando arriva la scena madre?
Pian piano gli avvenimenti si dipanano e prendono una strada totalmente inaspettata. Essì perché accade un miracolo: per una volta, forse la prima, la maggioranza è costretta ad abbassare la testa. Il consigliere Dilengite smantella il castello di carte costruito dall'avv. Migliaccio e blocca l'approvazione della delibera! Sciorinando una per una tutte le incongruenze: ma dove sta il nuovo progetto? Ma dove sta la nuova richiesta del permesso a costruire? Ma dove stanno le relazioni e le autorizzazioni dei funzionari comunali?
A notte fonda, invece che darsi al sano riposo del guerriero, l'indefesso dottore Maresca comunica sconcertato su fb:"Stasera, dopo una giornata di lavoro intenso e faticoso, sono andato in Consiglio con lo spirito di chi, anche se da una posizione critica su alcuni aspetti che non mi avrebbero consentito un voto pienamente favorevole, è contento di partecipare ad una seduta per certi aspetti storica: quella che avrebbe permesso alla mia Città di riavere il suo cinema. Purtroppo inghippi procedurali hanno portato ad un ulteriore rinvio della decisione."
Alla faccia degli inghippi, dottò... e perché non si è alzato e ne ha parlato lei che conosce così bene la storia di tutto? Lei così loquace in un'occasione tanto ghiotta come questa se ne sta zitto zitto? Ma lo sa che questa si potrebbe chiamare ipocrisia??
E qua ci vuole Totò!
 


domenica 26 gennaio 2014

Politica - Fassina chi è? Vediamo


Vorrei raccontare a chi non la conosce la storia di Stefano Fassina, politico del Partito Democratico ed esperto di economia, la cui vita professionale e politica può diventare esempio di quella che comunemente chiamiamo meritocrazia.
Nato nel 1966 da una famiglia normale, papà falegname e mamma casalinga, cresce nel sano ambiente della provincia laziale, a Nettuno, giocando a baseball, come in voga da quelle parti dopo lo sbarco americano e studiando, come si conviene a un ragazzo intelligente e serio. Va alla Bocconi, dove si impegna moltissimo per mantenersi con le borse di studio, mentre si appassiona alla lettura di Smith, Ricardo e Marx. Alloggia presso la Casa dello Studente. Si laurea brillantemente, giovanissimo, in economia. Negli anni universitari un professore lo nota per la sua perspicacia e lo avvicina al pci. Stefano ne è entusiasta e comincia l'impegno politico da militante.
Dopo alcune esperienze di lavoro significative in Italia, viene chiamato in una banca americana e poi al Fondo Monetario Internazionale dove ottiene un contratto a tempo indeterminato da centomila dollari all'anno.
Bersani, che aveva fiuto per le persone a posto, lo chiama dopo cinque anni e inizia la sua partecipazione ad alto livello nella politica italiana, forte soprattutto dell'esperienza nelle più alte sfere dell'economia mondiale.
In tutti questi anni ha trovato il tempo di fare 3 figli. Uno è già laureato, gli altri due sono piccolissimi, avuti tutti dalla stessa donna, con la quale alla fine si è sposato, fatti per ridare un senso alla vita, alla continuità, dopo la morte dell'amatissimo fratello Gianpaolo pochi anni fa che ha segnato duramente il percorso di Stefano, una sferzata che lo ha cambiato dentro.
Insomma Fassina è una persona normale, seria e impegnata. Non è arrivato in politica per aver fatto lecchinaggio, non si è comprato la laurea ma se l'è guadagnata e c'è da credere che sia rimasto a lavorare al FMI per cinque anni solo per meriti personali. Lui se ne meraviglia : " Impensabile per uno come me", dimostrando anche una umiltà e una modestia sconosciute a troppi politici odierni.

Ultimamente Stefano Fassina è entrato però nelle cronache politiche per una frase disgraziata del neosegretario del PD Matteo Renzi. "Fassina chi?" aveva risposto ai giornalisti il sindaco di Firenze. Questa frase ha determinato le dimissioni di Fassina da sottosegretario al Bilancio.
Eppure, Fassina è una fiore all'occhiello del PD, per la sua storia personale, per l'impegno messo nel lavoro, per il suo avere radici profonde nella sinistra, che ancora esiste, per capacità intellettuali e critiche. Ha avuto un unico neo, nell'ultimo congresso non è saltato sul carro dei vincitori.
Anzi, prima delle primarie ha cominciato ad apostrofare Renzi con una serie di espressioni, tutte politiche, tipo " Renzi è ambiguo, le sue proposte sono propaganda, la nostra identità è un valore. Oppure " ... Renzi è un caterpillar cappottato che fa proposte pari a zero sulla legge di stabilità".
E come dargli torto, visto che molte proposte del neosegretario stanno nel libro dei sogni...
Queste frasi sono state però il metro di Renzi per giudicare Fassina, indipendentemente dalla sua storia umana e politica, dimostrando un metodo tranchant e approssimativo che tiene conto solo della fede personale nei suoi confronti. Cosa non del tutto nuova in Italia...
Io Fassina l'ho capito quando ha detto che si era vergognato per l'ingresso del Caimano al Nazareno, e gli credo, visto che anch'io ho provato un po' di scuorno. Inutile ribadire che stava pure lui nel "vergonoso" governo delle larghe intese. Direi che ci stava molto stretto se alla prima occasione ha lasciato. Poteva rimanerci, poteva saltare sul brioso e allegro carro di Renzi, poteva persino farsi allegro lui stesso sempre un po' tenebroso, poteva rimanersene nel FMI a fare il gran signore, poteva tante cose insomma, utili per lui. Ma...non le ha fatte.
E di questo lo ringrazio, con profonda stima

mercoledì 22 gennaio 2014

Vico Equense - Cinema Aequa, ancora una fumata nera



Purtroppo, chi sperava di vedere finalmente una luce nel lungo tunnel della ricostruzione del cinema Aequa è rimasto profondamente deluso. Per ora il cinema resta un miraggio. Lo scorso 21 gennaio il Consiglio Comunale era chiamato ad approvare la delibera con la quale si dava il via libera alla nuova  Convenzione per la parziale gestione del cinema da parte del Comune, ultimo atto, era sembrato, per dare via libera alla ricostruzione.
La discussione sul tema è iniziata con una descrizione da parte del Vicesindaco Migliaccio del nuovo progetto elaborato sul tavolo di lavoro con le parti in causa, durato un anno. Le novità principali sarebbero state due e cioè  la nuova dislocazione dell’ingresso ai box auto “a causa di insormontabili problemi tecnici”, oggi posto in via Satriano, sulla via Filangieri. Ma, soprattutto,  il ritorno ad una unica sala teatro che sostituiva il multisala soprastante a dei locali commerciali, come previsto nella variante al progetto presentata nel 2011.
Nella relazione del vicesindaco la ricostruzione del cinema sembrava congiunta all'approvazione della nuova Convenzione. Il successivo intervento del Consigliere Giuseppe Dilengite ha avuto però l’effetto di una doccia gelata che ha spento gli entusiasmi accesi da Migliaccio. Secondo Dilengite, infatti, si stava approvando un atto sostanzialmente inutile perché il vero nocciolo della questione era ben lontano dall’essere risolto, almeno stando agli atti allegati alla delibera.  Pur dovendo approvare solo una convenzione, infatti, nella delibera era inserita tutta la documentazione relativa al tavolo di lavoro aperto dal vicesindaco  e si descriveva il nuovo assetto  del cinema concordato alla fine dei lavori. E su questi punti l’avv. Dilengite ha espresso con durezza e decisione tutte le sue perplessità.
 Dilengite ha ribadito che gli unici permessi a costruire rilasciati dall’amministrazione Comunale sono relativi al progetto originario del 2003, con il quale si autorizzava la costruzione dei box auto e non era prevista la demolizione del Cinema. Della variante successiva, che riguardava la costruzione di un multisala e di locali commerciali, non è avvenuto nulla e il nuovo progetto di cui riferisce Migliaccio non è ancora stato presentato nei termini di legge, pur modificando sostanzialmente tutti e due i progetti precedenti. Soprattutto per quanto riguarda l’aumento delle superfici calpestabili che vengono quasi raddoppiate e il cambio di destinazione d’uso dei nuovi locali definiti nella documentazione “pertinenziali” al cinema. Tra le altre cose Dilengite ha sottolineato che l’ingresso  su via Filangieri favorisce l’accesso ai box, passati da un numero di quindici del progetto originale ai settantotto realmente costruiti e che, in sostanza, hanno fatto esplodere il problema della inadeguatezza dell’ingresso da via Satriano. La pur legittima aspettativa dei proprietari del cinema di ottenere dal proprio bene il massimo vantaggio economico, secondo Dilengite, ha seguito però una strada sbagliata, determinando lo  stallo del progetto che persino in questa ultima fase si arena sui permessi a costruire e sulle dovute relazioni.
Nonostante le rassicurazioni del Vicesindaco sulla imminente conclusione degli atti formali, dopo l’attenta e necessaria valutazione degli uffici tecnici, Dilengite ha continuato a sostenere la sua linea. Non potendo arrivare ad alcun accordo e ritenendo giuste in gran parte le motivazioni messe in campo dall’avvocato , il Consiglio Comunale si è sciolto rimandando l’intera discussione a quando sarà in possesso di tutti gli atti necessari. Ovvero, di acqua sotto i ponti ne deve ancora passare.

Maria D’Ordia per "Il Gazzettino Vesuviano"

Nelle foto: cantiere cinema Aequa, il vicesindaco Migliaccio, il Consigliere Dilengite


venerdì 17 gennaio 2014

Di Matteo Renzi e del martellamento infinito


Ogni giorno Matteo Renzi sferra un colpo potentissimo al Governo. Poi, negli intervalli, passa da un appuntamento all'altro con i leader di tutte le forze politiche, Fratelli d'Italia e Berlusconi compresi, e non si fa mancare quattro chiacchiere con Napolitano.
La scusa per tutti questi contatti è che bisogna trovare convergenze per le novità che lui ha messo sul piatto, legge elettorale con annesse riforme importanti, "valide per 20 anni", piani sul lavoro, diritti civili ed altro.
Mentre lo sento parlare alla direzione nazionale del pd resto però alquanto perplessa.
Resto perplessa perchè?

1) Dice che non sta per niente tirando i piedi a Letta, ma ammette convintamente che in questi mesi si è perduto tempo. Dice che il Governo può andare avanti ma deve fare un cambio di passo. Queste affermazioni contraddittorie dovrebbero essere più complete. Per esempio bisognerebbe spiegare: come fa Letta a cambiare passo su argomenti quali la legge elettorale, la sparizione del Bicameralismo Perfetto e la modifica del Titolo V della Costituzione, che alle forze di maggioranza stanno di traverso nello strozzo? Il segretario possiede una formula magica che riesce a sciogliere tutti i nodi e l'ha svelata a Letta che si rifiuta di pronunciarla? Perché, e Renzi lo sa benissimo, la maggioranza così come si compone adesso, ma anche l'opposizione, non è assolutamente omogenea su queste cose e sarà già un miracolo se riuscirà a formulare solo una uova legge elettorale. La quale, sicuramente, non può solo rispondere ai desiderata del Segretario ma deve essere accettabile per tutti. Anche i partitini purtroppo in questo momento hanno voce in capitolo. Che si fa, li si cancella o li si mette all'angolo? E come?

2) La maggioranza, col pd maggiore azionista, è ampia e sicuramente potrebbe legiferare ma è disponibile a farlo in un clima politico tanto ballerino quanto infido? E questo continuo martellare non è irritante e addirittura un freno? Chi è disponibile a regalare a Renzi dei successi politici? Chi vuole ammettere che l'agenda la sta dettando lui e che le cose si fanno grazie al suo incessante martellamento?

3) Le proposte di Renzi somigliano a un cartello elettorale, avrebbero maggiore senso se fosse tutto impostato in questa direzione, posto che questo Parlamento non riuscirà a fare nemmeno un terzo di quanto chiede il Segretario. Ma un cartello elettorale da fare con chi? Questa è una incognita sulla quale Renzi non si pronuncia mai. Ammesso che si faccia una nuova legge elettorale, senza una riforma costituzionale che prevede il Presidenzialismo, il pd da solo, nonostante Renzi, potrebbe anche restare al palo. A meno di un premio di maggioranza anche per il Senato, molto simile a quello che la Corte Costituzionale ha ritenuto illegittimo. E' per questo che il nostro segretario non dice chiaramente che questo governo fa schifo, che è contro natura e che deve al limite fare una nuova legge elettorale e poi andarsene a casa? Sa benissimo che tutta la sua sfrontata freschezza non servirebbe a niente e che una nuova sconfitta potrebbe stare dietro l'angolo? Specialmente nella consapevolezza che al momento partner con quali condividere la strada non ce ne sono?

Insomma Matteo, davvero ti illudi che tutti pendano dalle tue labbra? Questa continua guerra che fai a Letta, che a Napoli si traduce col detto "Votta 'a petrella e annosconne 'a manella", sei sicuro che sia la strada giusta per il successo? Come questa smania di avere Berlusconi come interlocutore privilegiato? Ti faccio un'ultima domanda: se Letta si stufa e ti manda a quel paese che si fa? E' vero che la politica coi se non si deve mai fare. Però il Presidente qualcosina già te l'ha detta, no? Tu saresti pronto comunque?

Vico Equense – Politica cittadina in fase regressiva. Destra e sinistra al palo



Secondo indiscrezioni, non ancora ufficializzate, il leader del MpV, Aldo Starace, avrebbe già pronta la lettera di dimissioni. Al suo posto dovrebbe subentrare Andrea Lauro, giovane avvocato primo dei non eletti nelle liste del Movimento.  Questa voce, diffusa dallo stesso Starace in via informale tra i conoscenti incontrati casualmente in piazza, ancora non ha trovato conferma né sulle pagine del sito ufficiale né da esternazioni pubbliche dello stesso Starace. 
Che la minoranza di Starace fosse in difficoltà si era capito già all’indomani della elezione comunali. Una vera e propria debacle elettorale che si era consumata con la sparizione dal Consiglio Comunale del maggiore partito di opposizione, il pd, e un bottino magrissimo che non superava il 22% per tutta la coalizione. Schiacciata dalla incolmabile superiorità numerica della maggioranza di Gennaro Cinque, la minoranza di Starace, che non ha mai voluto definirsi opposizione, non ha trovato spazio per esprimersi, né ha saputo incidere in maniera significativa nella vita politica della cittadina vesuviana.
Gli approcci disastrosi avuti con il resto del centrosinistra vicano hanno chiuso ogni possibilità di dialogo tra le forze di opposizione. Ha avuto luogo un lento disgregamento e anche i "luoghi" storici  hanno smesso di essere punto di riferimento per chi sognava a Vico Equense una rinascita culturale e politica che non avesse il sapore retrivo del solito centrodestra.
Il maggiore partito di opposizione,  il pd, che si era rinnovato completamente con un gruppo di giovani promesse dopo la cocente sconfitta elettorale, non ha nei fatti saputo riprendere in mano il timone di una barca ormai sgangherata. Sotto i colpi quotidiani sferrati al direttivo da Amalia Durazzo, unica rappresentante, a suo dire, del rinnovamento vero del partito, il pd si è sfaldato al punto da tornare indietro di 20 anni, con un congresso finto e illegittimo dal punto di vista formale, nel quale l’hanno avuta vinta, proprio grazie alla Durazzo, una segretaria e un direttivo vecchio e senza alcuna qualità politica di rilievo.
Una situazione deprimente insomma che non vede sbocchi evolutivi, almeno per il momento e fintantoché l’avvocato Starace non declini ufficialmente le sue dimissioni insieme a Scaramellino e Maresca. L’ingresso di giovani esponenti del MpV, potrebbe favorire un ricambio generazionale rigenerante e un cambio di registro, o di passo, come si usa dire oggi. Per riprendere il dialogo necessario col pd, e tentare di favorire una nuova aggregazione che spazzi via l’attuale inefficiente segreteria. Per fare ciò è necessario l’uscita definitiva dalla scena politica degli attuali esponenti del MpV. L’aria da respirare dovrebbe essere assolutamente nuova e fresca in tutto il centrosinistra e sarebbe auspicabile  evitare la presenza incombente di chi si dichiara volenteroso, ma che nei fatti ha fallito. Lasciare il testimone in tempo, insomma, per fare spazio a una nuova classe dirigente e inventarsi un candidato  sindaco credibile.

Se il centrosinistra piange, il centrodestra non se la ride di certo. Situazione desolante anche su questo fronte, spaccato e frammentario nel suo insieme, incapace di creare opportunità nuove di sviluppo per Vico Equense. La guerra ingaggiata dal Sindaco Cinque con il Presidente del Consiglio suo omonimo non è assolutamente finita.  Anzi rimane al centro del dibattito politico e ha ingessato tutta la maggioranza. Solo da pochi giorni si sono insediate le commissioni e sono stati nominati i presidenti, ma c’è da credere che non serviranno a nulla e che la Giunta e i funzionari comunali resteranno gli unici con le leve del potere in mano.
Ad oggi non si hanno certezze su chi prenderà il posto di Gennaro Cinque, a parte vaghe possibilità che vengono di volta in volta messe in campo. Forse Andrea Buonocore nuovo ras di Moiano, intercettatore di svariate centinaia di voti personali? Oppure una delle nuove leve, i bravi ragazzi  Peppe Aiello e Luigi Svarese, fedelissimi del Sindaco? L’emergente Flora Beneduce-De Rosa si prepara al colpaccio?
Un dato comunque appare evidente: il Sindaco Cinque non è stato capace di fare politica e di preparare una classe dirigente per il futuro pur potendo disporre di un ampio bacino di ricambio e di ampie possibilità di manovra. Si è chiuso nella sua testarda convinzione di essere l’unico in grado di gestire la città e i suoi elettori facendo politicamente  terra bruciata nel centrodestra. In un recente Consiglio Comunale ha annunciato che, finito il secondo mandato, tornerà a vendere mobili a tempo pieno.  E già in città ci si chiede cosa resterà di questi dieci anni di “Cinquismo” sfrenato. 
Maria D’Ordia per "Il Gazzettino Vesuviano"
Nelle foto: la Triade di Mpv e Gennaro Cinque in Consiglio Comunale