giovedì 8 ottobre 2015

Vico Equense – Gli Attivisti del Movimento 5 Stelle si affacciano nella politica cittadina. I loro obiettivi: Bene Comune e cambiamento radicale nelle istituzioni comunali.


Finalmente si materializzano fisicamente gli attivisti del M5Stelle di Vico Equense. Il Movimento è andato fortissimo nelle elezioni politiche e nelle regionali, fino a diventare il secondo partito in città, ma sul territorio gli attivisti erano rimasti in sordina, raccogliendosi assieme ai simpatizzanti solo nelle occasioni speciali, come il comizio di Luigi Di Maio a Sorrento nella scorsa primavera e nelle riunioni sul territorio sorrentino con i loro appresentanti istituzionali. Oggi si sentono più sicuri grazie al grande consenso ricevuto, ultimo in ordine di tempo in Regione Campania dove sono rappresentati da ben sette Consiglieri.  Hanno cominciato perciò a riunirsi regolarmente anche a Vico Equense per approfondire le tematiche locali.
Ci tengono a definirsi Attivisti in quanto diventeranno veri rappresentanti del Movimento solo se inclusi una lista ufficiale con tanto di simbolo e benedizione dall’alto. Da quel momento il regolamento nazionale del M5S, compresa la decurtazione degli stipendi, dovrà diventare una Bibbia, bisognerà rispettarlo alla lettera e soprattutto crederci fino in fondo. Anche per definirsi semplici attivisti hanno comunque già dovuto presentare a chi di dovere delle garanzie molto significative, come il certificato di carichi pendenti e il casellario giudiziale, roba che negli altri partiti si evita come la peste bubbonica.
La loro portavoce al momento è Pina Parmentola, appassionata sostenitrice dei 5S. “Il Movimento- dice- ha dato voce ai miei ideali. Mi sono riconosciuta nella volontà di agire solo per il Bene Comune e per un cambiamento radicale del modo di fare politica.”   
Contate di presentare una vostra lista nelle prossime comunali di Vico Equense?
Se troveremo le persone giuste ci proveremo. Per ora siamo un gruppo di attivisti che indipendentemente dalla presenza o meno nel Consiglio Comunale porteranno avanti il loro lavoro di informazione e radicamento sul territorio.”
Se riuscirete a fare una lista come sceglierete il Candidato Sindaco? Seguirete anche voi la via dei consensi  sui Social Media?
“A livello locale non è necessario seguire questo metodo. Il gruppo può scegliere il candidato giusto al suo interno. Ripeto più che una questione di nomi è importante che si segua la strada del Bene Comune e non quella degli interessi personali.”
Quali sono le vostre priorità.
“Innanzitutto i temi ambientali. Il mare, per esempio, quest’anno è diventato un argomento scottante. Sono venti anni che si discute di mare pulito ma come al solito si è fatto ben poco e si è arrivati alla tragedia estiva del mare in costiera. Perciò ci occuperemo del depuratore  di Punta Gradelle e di tutta la tematica connessa. Abbiamo investito del problema il nostro Consigliere Regionale Vincenzo Viglione.  
Anche il problema dell’acqua pubblica ci sta a cuore. La Gori gestisce tutta l’acqua sul territorio e forse è venuto il momento di fare chiarezza su questo argomento.
Vogliamo affrontare il tema del lavoro, soprattutto quello stagionale, che viene penalizzato dal Jobs Act.”
Aggiunge Paolo:” Naturalmente affronteremo anche problemi specifici come quello delle tasse comunali che a Vico sono altissime. In alcuni Comuni Sorrentini  si attua una dilazione dei pagamenti fino a quattro rate. Vogliamo batterci affinché a Vico Equense non solo si abbassino le tasse comunali con una migliore gestione delle risorse ma si arrivi anche a una maggiore dilazione degli importi.”
”I nostri programmi -conclude Francesco- in ogni caso non si discostano da quelli nazionali del Movimento. Basta andare sul sito e leggere i punti fondamentali che vi sono elencati. Possiamo riassumere che la nostra priorità assoluta sta nel fare politica attraverso un cambiamento radicale rispetto al passato anche nella nostra città.”
Nel frattempo il gruppo di attivisti annuncia un incontro pubblico con il Senatore campano Sergio Puglia che avverrà a breve e dove si discuterà insieme ai cittadini di argomenti importanti come quelli dell’ambiente e del lavoro.

Maria D’Ordia per "Il Gazzettino Vesuviano"
Nella foto: alcuni degli Attivisti del M5S Giovanna, Paolo, Pina, Francesco, i coniugi Morana.

lunedì 28 settembre 2015

Milan l'é davvero un Grand Milan

Sono andata a Milano questa estate. Volevo vedere EXPO se non altro perché è un evento straordinario che si ripete ogni cinque anni, come, più o meno, le Olimpiadi o i mondiali di calcio o un concerto dei Rolling Stones, una mostra di Rembrandt. Uno di quegli eventi, insomma, che se arrivano nel tuo Paese non te li dovresti perdere.
Ne ho approfittato anche per immergermi un po' nel profondo Nord, terra opulenta e civilissima, dove si fa tutto il Made in Italy, o quasi.
Ho soggiornato nel cuore di Milano, in via de Toqueville, angolo Corso Como, a un passo dal quartiere Brera, dove la movida milanese scorre intensa tra apparizioni di personaggi da rotocalco dei parrucchieri.
Sono stati dieci giorni piacevolissimi, nei quali per me si è infranto qualche mito sul Nord ma ne sono nati altri. Riassumo brevemente le mie sensazioni principali, naturalmente tutte da verificare, magari con un nuovo soggiorno di approfondimento.
EFFICIENZA MILANESE Il primo impatto non e stato dei migliori. Nel Residence dove avevamo prenotato un monolocale con angolo cottura, ci hanno subito rifilato una sola. Monolocale carino ma soffocante per il caldo che ci faceva, dato che non funzionava l'aria condizionata e a Milano c'erano quasi 40°. Nel cuore della notte ho chiamato in portineria per protestare e minacciare la richiesta di rimborso. Il giorno dopo ci hanno dato una sistemazione decisamente più decente, anche se non ottimale come promesso, ma ero in vacanza e non volevo consumare il tempo ad appicicarmi col prossimo.
La sera stessa dell'arrivo, su consiglio di un loquace e simpatico tassista, siamo andati in un ristorante della zona che prometteva cibo tipico lombardo. Tra l'antipasto, buono, e l'ossobuco, pessimo, è passata un'ora di attesa. Altro che efficienza! Il cameriere ci teneva buoni con la scusa che per l'ossobuco ci vuole il tempo suo, ma in tavola è arrivata una pietanza insapore appena scongelata. In compenso sono uscita dal locale bella brilla perché per ingannare il tempo ingollavo sorsi generosi del buon vino servito in tavola.
Abbiamo viaggiato in treno per andare all'Expo e a Como. Nella stazione Garibaldi c'era tutto tranne che l'efficienza dei servizi. Code chilometriche alla biglietteria, lentezza esasperante degli impiegati agli sportelli, labirinti inestricabili per raggiungere i treni, segnaletica fuorviante e decisamente cervellotica per i viaggiatori non indigeni. Ergo, sfatato un mito: con i turisti i milanesi non sono milanesi ma semplicemente italiani.
 
EXPO
Che dire dell'esposizione mondiale? Io non avrei nemmeno da commentarla in quanto è stata un'esperienza che non ha lasciato tracce nel mio patrimonio emozionale.
Il tema del cibo, già dipersé complicato, non ha offerto molti spunti per mostrare al meglio l'Italia che funziona o l'Italia che produce, soprattutto relativamente allo sviluppo sostenibile. Nel cosiddetto Decumano ci trovi molta pubblicità, tra cui quella sfacciata della Coca Cola, fino alla pasta di Gragnano, presente con un piccolissimo padiglione dove non c'era nulla né da comprare né da assaggiare. Noi siamo capitati là in occasione della pubblicizzazione degli ortofrutticoli italiani. Distribuivano frutta e verdure gratis, a noi sono toccate delle prugne che potevano essere usate come palle da biliardo, insomma non un bell'esempio dei nostri orti di eccellenza. Nel Padiglione italiano molta tecnologia di effetto, una signorina che ha spiccicato una storiella senza senso e soprattutto quasi due ore di fila per entrare. Ho firmato la Carta di Milano piena di belle intenzioni su come sconfiggere la fame nel modo. Carino l'Albero della Vita, ma nulla a che vedere con l'italico genio, ricorda Edenlandia piuttosto che Stefano Boeri. Alcuni padiglioni stranieri sono interessanti, altri molto deludenti, tipo quello pretenzioso del Brasile. Insomma voglio dire, se uno non visita l'EXPO non si perde granché. E se proprio ci si vuole fare un giro consiglio i padiglioni esotici.
LE DONNE Le donne milanesi sono molto diverse da quelle napoletane. Innanzitutto mi hanno colpito le signore. La maggior parte ha i capelli grigi. Curati, tagliati da mani esperte ma senza la fissa della tintura e devo dire che questa cosa mi ha affascinato. In fondo l'eleganza e la classe di alcune facevano dimenticare i capelli bianchi sfumati nei toni naturali a dimostrazione che non sempre gli artefizi che ci inventiamo sono indispensabili alla femminilità. Mi è sembrata una lezione di coerenza con se stesse.
Le donne giovani poi sono elegantissime nei loro abiti poco attillati, poco scollati, poco appariscenti. Abitini colorati, a fantasia, scivolati e morbidi che noi non metteremmo mai, ma che a Milano vanno alla grande, insieme a scarpe sempre intonate, di tutte le fogge e non sempre consone al caldo estivo, con tacco, rasoterra, chiuse, aperte e colorate, gialle, bianche, verdine, celestine ecc. Nessuna omologazione coatta, voglio dire.  Non ho visto molti seni procaci o cosciotti al vento. Essì, perché le milanesi sono magre e vanno tutte in palestra, in bicicletta, di corsa... e hanno un'aria distinta, serena, impegnata. Questo l'ho notato sia in centro che nella movida dei Navigli, decisamente sottotono rispetta a quella di Corso Como.
METROPOLITANA Esempio lampante delle capacità di una citta che sa organizzarsi. Puntualissima e affollatissima, scorre Milano in lungo e in largo. La nuova linea che arriva a San Siro addirittura è munita di treni senza conducente. Vanno da soli, si fermano senza scossoni davanti a porte scorrevoli perfettamente sincronizzate, pulitissimi.
 
SUPERMERCATI, PIAZZA GAE AULENTI, ARCHITETTURA MODERNA.
Andavo a comprare all'Esselunga di piazza Gae Aulenti o da Eataly. Una goduria. Pulizia eccezionale e banchi ordinatissimi, prodotti eccellenti. Ho comprato all'Esselunga dei pomodorini siciliani di una bontà difficile da descrive e che raramente ho trovato dalle nostre parti. Da Eataly delle pesche tabacchere dolcissime e profumatissime. Alcuni prodotti per la pulizia della casa, tipo un rotolone di carta Regina e un detersivo concentrato per i piatti, mi hanno sbalordito, nonostante conoscessi benissimo il marchio di produzione. La carta era di una robustezza che qua non ho mai trovato e il concentrato era talmente concentrato che bastava davvero la mitica goccia, mica i litri che in genere consumo a casa mia... Mi è venuto il sospetto che dalle nostre parti arrivino i prodotti di scarto o difettosi oppure che ci propinino dei falsi, magari fatti in Cina. 


Piazza Gae Aulenti è modernissima.
Sulla strada con la quale si aggancia al quartiere vecchio   si allineano palazzi affascinanti dal punto di vista architettonico.
La città si è evoluta, trasformata, abbellita. è diventata una metropoli europea dove ci si gode la vita. Almeno in centro o zone limitrofe. Delle periferie non posso dire, anche se dai finestrini dei treni locali non mi è sembrato di vedere sconci inguardabili. Tutto molto più anonimo ma all'apparenza abbastanza ordinato e pulito.
 
Chiudo dicendo che quando io e Mario, lasciato Italo, ci siamo sistemati nella Circum, abbiamo abbassato gli occhi senza dirci niente. Finestrini rotti, display scorrevole delle fermate bloccato su Gianturco per tutto il percorso, un vago sentore di urina nei vagoni. Prendiamo subito coscienza con amarezza che viviamo in un altro mondo. Mentre scorreva l'amatissimo Vesuvio da una parte e dall'altra lo splendido impagabile paesaggio del Golfo, continuamente si sovrapponevano a coprirli gli squallori di una periferia metropolitana disordinata e sciatta. E montava il dispiacere, la delusione, la stanchezza. 

venerdì 18 settembre 2015

Vico Equense – Gennaro Cinque rientra in Giunta:”Voglio contribuire da Assessore a rispettare il patto con i miei concittadini”


A pochi mesi dalla decadenza di Gennaro Cinque, almeno nel palazzo comunale vecchio, pare che nulla sia cambiato. Vengo ricevuta nella solita stanza del Sindaco, sempre con la stessa cordialità e disponibilità, dove mi attende in penombra e spiega:
”Se accendiamo le luci, dalla strada si vede e comincia una processione di gente che non finisce più.”
C’è da credergli. Nonostante il declassamento a semplice Assessore, il punto di riferimento è ancora lui, Gennaro Cinque, che non fa mistero di aver inventato un escamotage per evitare le dimissioni. “Se la decadenza avesse implicato la nomina di un commissario non lo avrei mai fatto. Ora non voglio rientrare dalla finestra nella Giunta, sto solo  seguendo una strada che tutto il Consiglio Comunale ben conosceva già quando mi sono candidato in Regione. Il rimpasto era urgente, bisogna completare un cammino intrapreso con gli elettori. La mia nomina in Giunta è necessaria per questo, tutto il mio lavoro fatto da Sindaco non poteva andare perduto. Ed è il motivo per cui è rimasta in carica anche Marinella Cioffi alle politiche sociali. La nuova Giunta, come già dissi a gennaio, doveva essere una Giunta politica e non tecnica. Perciò, pur avendo lavorato benissimo, alcuni Assessori sono stati sostituiti.”
Elefante però non è sembrato contento ed ha pubblicamente protestato.
Elefante, Di Martino, Ferraro sapevano già che la loro esperienza di tecnici sarebbe finita entro gennaio.
Eppure Elefante ha insinuato che la sua defenestrazione sia dovuta alla denuncia che lui stesso voleva fare su alcune illegittimità nella costruzione dell’Aequamostro.
“Forse ad Elefante sfuggono dei particolari importanti perché per esempio non ha ricordato che dopo un sopralluogo la Soprintendenza obbligava ad alcune modifiche del progetto. Questo non l’ha detto e comunque io continuo a ritenere che quella strada vada tenuta in piedi. Prima perché si sono spesi soldi pubblici che non possono essere buttati e poi perché rappresenta l’unica alternativa alle lunghe code che si formano al bivio di Seiano. Ricordiamoci cosa succede all’inizio della stagione balneare e riflettiamo meglio su quello che diciamo. In ogni caso mi spiace che siano nate delle incomprensioni soprattutto tra Elefante e Migliaccio. Ora l’ingegnere è ancora all’estero e spero che al suo rientro non si dia spazio a nuove polemiche. Lo chiamerò al telefono e lo ringrazierò e gratificherò a 360 gradi, ma deve capire che non può fare più l’Assessore tecnico. Non c’è nessuna promessa non mantenuta da parte mia, ma solo la scadenza di un periodo di tempo ben definito. ”
Comunque il rimpasto sembra una manovra soprattutto politica. Si è compattato un fronte fortissimo e messo un freno a chi non ha aiutato la Giunta in Consiglio Comunale.
“Ripeto, già dal mese di gennaio era tutto programmato e la mia candidatura ha solo rallentato il rimpasto di qualche mese. Lo avevo detto chiaramente e nessuno può far finta di essersi sorpreso. Voglio aggiungere che per me non è cambiato niente, essere Sindaco o Assessore mi è indifferente. L’importante adesso è finire un percorso come era nel patto con i cittadini che ci hanno votato.”
Che hanno votato soprattutto per lei
Probabilmente ero l’unico in grado di vincere le elezioni quando mi hanno messo sulle spalle la responsabilità della candidatura a Sindaco.
Si ed è tuttora amatissimo dai suoi sostenitori
“Si, devo dire che mi vogliono bene. Per esempio, adesso torno da Fornacelle. Quando sono arrivato erano tutti molto arrabbiati perché fra poco riprenderanno i lavori per la metanizzazione e ci saranno disagi per le limitazioni della viabilità sulla Raffaele Bosco. Quando ho spiegato quanto siano importanti questi lavori mi hanno chiesto di continuare sulla mia strada.”
Perché sono così importanti?
“Deve sapere che la metanizzazione oltre ad essere un fattore di sviluppo e benessere per i cittadini ci consente anche un’ulteriore opportunità. Cioè quella di mettere a posto tutto lo stato fognario della zona dove si scava. La Napoletanagas farà lo scavo per mettere i suoi tubi e contemporaneamente, allargando di poco lo scavo, alloggerà anche i tubi di separazione delle acque nere da quelle bianche. Nessuno si è chiesto come mai Vico Equense non abbia avuto nessun divieto di balneazione? Proprio perché, nonostante si creasse un notevole disagio per la viabilità, ho voluto rimettere ordine nel sistema fognario. Vediamo famiglia per famiglia chi è collegato con le fogne bianche e mettiamo a posto le cose e grazie alla metanizzazione si risparmiano molti soldi perché il manto stradale lo rifarà la società del gas. Oggi a mare rispetto a qualche anno fa scende il 75% in meno di acque inquinate e i risultati si sono visti. Questo ho detto a Fornacelle e l’atmosfera è subito cambiata e mi hanno ringraziato.”
E quando entrerà in funzione il nuovo depuratore cosa succederà?
“Se i Comuni sorrentini non faranno lo stesso lavoro che ho fatto io per risanare il mare, dovranno passare sul mio cadavere per metterlo in funzione. Abbiamo risanato migliaia di abitazioni in città. Non ho speso soldi pubblici, al ritmo di un milione di euro all’anno, e peggiorato la viabilità dei miei concittadini per mesi, per farmi scaricare tutti i liquami della Penisola sul litorale di Vico Equense. Ho i verbali delle riunioni con L’Arips del 2006 nei quali si legge che io sollecitavo i Sindaci della Penisola Sorrentina a separare le acque nere dalle bianche. Gli dicevo che io di queste cose ne capisco e sul resto non avrei messo becco, ma che era necessario fare subito i lavori di bonifica. Se mi avessero dato ascolto adesso non ci sarebbero tanti problemi e il mare da Sorrento a Vico sarebbe pulito. Invece mi dicevano che io pensavo alle cose inutili.  C’è nei verbali che io conservo. E fin quando io campo non consentirò che si inquini il mare del mio paese con i loro liquami!”
Torniamo alla politica. Chi pensa possa prendere il suo posto come Sindaco?
“Questa è una domanda da un miliardo di euro! Sicuramente non si darà spazio a chi non è vincente. Certo una mia idea ce l’ho, stiamo lavorando come gruppo politico e io mi presenterò come consigliere comunale con una mia lista.  Sa che ho ricevuto venti richieste di candidatura a Sindaco? Ma non posso illudere chi non ha i numeri per vincere.”  

Maria D’Ordia per "Il Gazzettino Vesuviano"
Foto: Gennaro Cinque; Equamostro; installazione dei tubi del gas

giovedì 9 luglio 2015

Vico Equense – Fino al 12 luglio Social Word Film Festival. Artisti di fama internazionale e selezione di registi under 35


Luis Bacalov è stato il grande protagonista della serata dedicata alle colonne sonore del cinema mondiale, inserita nel Social Word Film Festival di Vico Equense. L’ottantaduenne maestro argentino,  naturalizzato italiano, vincitore dell’Oscar per la musica del film “Il postino”nel 1996, si è esibito nell’esecuzione di celeberrimi brani scritti da lui stesso e da altri grandi compositori del cinema e non ha deluso l’attesa degli spettatori eseguendo per ben due volte il tema de “Il postino”, ultimo film interpretato dal grande Massimo Troisi. Una intensa commozione ha attraversato la platea riportando alla memoria le bellissime sequenze nelle quali Troisi appariva già molto provato dal male al cuore che lo portò via.
 La suggestione e i ricordi che hanno attraversato piazza Mercato, denominata “Arena Loren” in occasione del Festival, hanno fatto dimenticare la lunga diatriba giudiziaria nata proprio sul tema de “Il postino” tra Bacalov e i musicisti Sergio Endrigo e Riccardo Del Turco, i quali rivendicavano la paternità del brano. La questione si è chiusa solo nel 2001, quando Bacalov è giunto a una conciliazione con le controparti, senza mai ammettere di aver commesso un plagio. Ma Bacalov è pur sempre un grande compositore che ha lavorato con i più famosi registi internazionali e la sua presenza a Vico Equense ha segnato un passaggio culturale di grande qualità regalando momenti di forte intensità musicale scanditi dalle vitalissime mani dell’anziano compositore.
E stata la prima volta di un premio Oscar al Social Word Film Festival che è alla quinta edizione nel comune di Vico Equense. La manifestazione quest’anno si è fregiata della presenza di un altro artista internazionale di grande spessore, l’attore Franco Nero e accoglierà nelle prossime serate un omaggio a Francesco Rosi con il film “Le mani sulla città”, interpretato dall’ex sindaco di Vico Equense Carlo Fermariello. Il film verrà proiettato nell’”Arena Loren” e vi assisteranno in prima fila d'onore la moglie di Fermariello, Ginette,  e la sorella  Fernanda.
Altre presenze d’eccezione Riccardo Scamarcio e Valeria Golino. L’attrice in particolare è la "Madrina" della manifestazione e parteciperà con il film “Miele” da lei stessa magistralmente diretto nel 2013, riproposto nella serata di venerdi 10 luglio. Da vedere assolutamente anche la bellissima pellicola “Anime Nere” di Francesco Munzi che ha collezionato una quantità notevole di David di Donatello. Ovviamente, per chi avrà voglia di entrare nella “Sala Troisi”, ovvero Teatro Mio, alle 11.00 del mattino prima di andare al mare.
In questa edizione, come in quelle precedenti, ha avuto luogo la selezione di corto e lungometraggi a sfondo sociale di giovani registi under 35. La sezione, che prevede anche un concorso e una premiazione delle opere presentate, è il cuore pulsante del Social Word Film Festival e ne garantisce i finanziamenti regionali. Oltre al clamore del red carpet con artisti affermati, la kermess è infatti anche una vetrina per giovani aspiranti cineasti selezionati e premiati da una giuria composta in gran parte da studenti delle scuole italiane. Questa sezione del Festival è poco seguita dal pubblico benché sia una vera immersione nel cinema giovanile italiano ed estero, non sempre di qualità ma di sicuro interesse. Purtroppo gli orari un po’ infelici, nelle ore più calde della giornata, non hanno incentivato la partecipazione del pubblico.
E ancora una volta si sente la mancanza di una sala cinematografica in città. L’Arena Loren ospita un bellissimo palco con un grande schermo, ma non è esente dai rumori della strada, nonostante gli sforzi dell’amministrazione di evitare contaminazioni chiudendo al traffico il Corso Filangieri. Gli altri ambienti selezionati per le proiezioni non hanno una buona acustica e sembrano inadeguate a un evento del genere. Eppure la manifestazione rappresenta una opportunità ghiotta per la città, per la diffusione dello spirito di accoglienza delle strutture alberghiere e di svago, ma è innegabile che fare una kermess sul cinema quando la vecchia sala cinematografica aspetta ancora di essere ricostruita suona come una beffa per chi il cinema lo ama davvero. 
Tuttavia si spera che ci siano altre edizioni del Festival nella meravigliosa cittadina vesuviana spesso carente di iniziative di spessore culturale. Il costo sostenuto dal comune per organizzare l’evento può essere risarcito nel tempo da un ritorno turistico e di immagine e dalla sensibilizzazione dei residenti verso i temi sociali e culturali che accompagnano tutto il Social Word Film Festival.
Maria D’Ordia per "Il Gazzettino Vesuviano"
Nella foto: il maestro Bacalov. Immagine presa dal web

Vico Equense – Giuseppe Dilengite riporta in città la musica jazz


Vico Equense ospita tre belle serate di musica jazz organizzate dall’avv. Giuseppe Dilengite. L’avvocato si presenta al pubblico della sua città per la quale, in qualità di sindaco qualche anno fa, organizzava il “Vico Jazz Festival” una importante manifestazione alla quale hanno partecipato jazzisti internazionali che richiamavano un pubblico appassionato e qualificato proveniente da tutta Italia e da oltre confini. Il festival si è interrotto in quanto l’amministrazione odierna ha scelto di non continuare quell’esperienza esaltante per contenuti e qualità, negando alla città di Vico Equense una manifestazione di notevole attrattiva turistica e culturale.  Dilengite, oggi consigliere comunale, si propone alla tromba per il giorno 9 luglio insieme ad altri artisti presso il ristorante Torre Ferano per una serata all’insegna della buona tavola e della buona musica.
”Il quartetto che suona a Torre Ferano – dice Dilengite - è composto da Michele Di Martino al pianoforte, musicista eccelso di Castellammare di Stabia e Stefano Tatafiore ottimo e raffinato batterista napoletano, entrambi di livello internazionale. Essi sono vecchi amici e maestri sia del bassista, avv. Gianpiero De Honestis che miei. Ci fanno letteralmente l'onore di suonare con noi che siamo modesti ma tenaci amatori del Jazz.”
 
Michele Di Martino Pianista nato a C/mare di Stabia nel 1966, si dedica allo studio del pianoforte sin dai primi anni della sua infanzia con ottimi risultati. Consegue il diploma in pianoforte col massimo dei voti al conservatorio di Salerno sotto la guida del maestro Adriana Mannara e si avvicina allo studio della musica jazz partecipando ai seminari di Siena jazz ed ai workshops newyorkesi di Jaki Byard,Fred Hersch e Barry Harris. Molto importante la sua frequentazione con il batterista napoletano Antonio Golino, autentica figura carismatica del Jazz partenopeo col quale collaborerà per diversi anni. Svolgendo la sua attività concertistica ha collaborato con eccellenti nomi della scena mondiale del jazz quali Sonny Fortune, Steve Grossmann, Rick Margitza ed altri. Attualmente e' impegnato in un progetto dedicato a Cole Porter con un quintetto guidato da Daniele Scannapieco e Walter Ricci, testimoniato da un Cd di recente uscita edito da Picanto Records.
Napoletano, classe 1962, appassionato di musica classica, Stefano Tatafiore è un batterista jazz dallo stile fluido, moderno ma assai attento alla tradizione. Nel video girato all’Otto Jazz Club di Napoli è protagonista di un intenso assolo su “Footprints” di Wayne Shorter.
 
“La cosa più bella - continua Dilengite - è che, sebbene di altissimo livello, questi due grandi musicisti con grande umiltà suonano insieme a noi per puro spirito di amicizia e divertimento.”
Per i prossimi appuntamenti, il  24 luglio e il 27 agosto, il gruppo si sposta alle “Axidie” per altre serate memorabili di bella e buona musica.
Maria D’Ordia per "Il Gazzettino Vesuviano"
Nella foto: Giuseppe Dilengite

domenica 28 giugno 2015

Vico Equense – La città intitola a Gerardo Chiaromonte la piazzetta della Marina di Vico. L’ex consigliere Cardone è soddisfatto:” Grazie all’Amministrazione e al Sindaco.”


Il 26 giugno scorso Vico Equense ha intitolato a Gerardo Chiaromonte la splendida piazzetta della Marina di Vico.  Un angolo di paradiso che al senatore comunista senza dubbio piaceva moltissimo, situato proprio sotto la casa dove aveva scelto di vivere con la famiglia gli ultimi anni della sua vita.
Una cerimonia bella e commovente ha chiuso il lungo percorso che sempre si accompagna a eventi come questi. Avere i permessi necessari è abbastanza laborioso e le carte devono passare attraverso gli uffici competenti per ottenere il benestare delle autorità. Già da quasi sei anni si attendeva che l’istanza arrivasse al traguardo, da quando cioè l’ex Consigliere Pasquale Cardone chiese alla Giunta in carica nel 2009 di avviare tutte le procedure necessarie a intestare due piazzette, alla Marina di Vico e a Montechiaro, rispettivamente a Gerardo Chiaromonte e a Manlio Rossi Doria, due uomini di grande spessore politico e culturale che avevano dato lustro alla Città durante il loro percorso di vita.
Per loro scelta entrambi sono sepolti a Vico Equense. Chiaromonte nel cimitero di S. Francesco, accanto al suo compagno di partito ed ex Sindaco Carlo Fermariello e Rossi Doria nel piccolo cimitero di Montechiaro, come ricorda oggi lo stesso Consigliere Cardone “Tutti sanno che erano molto legati alla nostra città tanto da averla scelta come luogo di vacanza e come ultima dimora. Chiaromonte in particolare aveva anche un rapporto molto vivace col partito comunista di Vico Equense e non ha mai fatto mancare la sua presenza e il suo interessamento per le vicende politiche di quel tempo. Era molto vicino ai compagni e dava loro sostegno morale.”
Alla cerimonia di intitolazione alla Marina di Vico sono intervenute personalità di spicco della politica italiana, oltre alla moglie e alle figlie di Chiaromonte e i messaggi commossi del Ministro Orlando, del Presidente del Senato Grasso e di Giorgio Napolitano che ha percorso con il Senatore un lungo tratto di vita politica. Il Consigliere Cardone ringrazia tutta l’Amministrazione Comunale e il Sindaco Migliaccio per aver dato il giusto riconoscimento a un intellettuale e uomo delle Istituzioni  e si augura, altresì, che quanto prima vada in porto anche l’intitolazione della piazzetta di Montechiaro a Manlio Rossi Doria. -“Non ci sono ostacoli a che ciò avvenga in tempi brevi. – dice il Consigliere - I permessi e le delibere hanno viaggiato insieme e non c’è bisogno di altri timbri. Speriamo di poter assistere presto a un’altra bellissima cerimonia.”
Maria D’Ordia per "Il Gazzettino Vesuviano"
nelle foto: momenti della cerimonia; l'ex Consigliere Pasquale Cardone

giovedì 25 giugno 2015

Vico Equense - Inizia l’Amministrazione Migliaccio. Resterà in carica fino al 2016


Dopo la sconfitta elettorale di Gennaro Cinque alle regionali, il testimone sullo scranno di primo cittadino è passato al Facente Funzioni, l’avv. Benedetto Migliaccio. Il compito che si è assunto Migliaccio non è tra i più agevoli in quanto sarà difficile sostituire nel cuore dei Vicani l’amatissimo Cinque eletto per ben due volte con un suffragio che sfiorava il 70% delle preferenze.
I due sono molto diversi per cultura e impostazione mentale. Personaggio verace e carismatico, Gennaro Cinque aveva stabilito coi concittadini un rapporto alla pari basato su una sincronia intima e profonda con il territorio e una conoscenza  diretta dei reali problemi che lo attanagliano. Uomo di poche parole, si è sempre definito il Sindaco dei fatti, anticipando di molto uno slogan tanto in voga in questi mesi. Ed era più facile trovarlo su uno dei mille cantieri aperti in città piuttosto che dietro la scrivania.
Migliaccio al contrario è una figura dai toni barocchi, innamorato dell’arte e della cultura. Produttore di vini  altisonanti nell’Isola di Ischia, dove possiede una tenuta, è capace di infuriarsi per il brutto colore, non fedele all’originale, che sta prendendo la Cattedrale grazie a un restauro secondo lui mal riuscito. Oppure dedica una piazza a Gerardo Chiaromonte, un progetto in cantiere da più di un quinquennio, nonostante la sua antica avversione alla sinistra storica italiana. E cosa dire del Fascio Littorio finito negli scantinati dopo anni di permanenza nelle stanze comunali? Al suo posto Migliaccio mette il busto di Filangieri e lo annuncia a cittadini sonnecchianti nell’aria estiva e vacanziera che li assorbe completamente. Attentissimo anche al mantenimento del decoro urbano, Migliaccio incita cittadini e commercianti a tenere pulita la Città e chiede che ogni negozio o bar si munisca di un posacenere al fine di evitare la quotidiana semina di mozziconi. Un sacrificio economico degli esercenti necessario per tenere pulite le strade cittadine, magari facendo anche una spazzata sugli usci, tanto per aiutare la Sarim che non può essere onnipresente.
Stupisce, però, a fronte di tanta delicata attenzione alle forme e alle buone maniere, che segnerebbe una profonda discontinuità con l’amministrazione precedente, il rinnovo di una serie di concessioni per l’occupazione di aree pubbliche. In verità alcune orribili pedane sono sparite, ma i principali marciapiedi cittadini sono ancora ostaggio dei privati  e un’area di sosta per i portatori di handicap e stata addirittura destinata a un chiosco. E stupisce altresì la decisione di ripulire ancora una volta la mitica Fontana in Piazza Umberto I usando sempre le stesse tecniche,  che secondo Franco Cuomo, leader dei VAS cittadini, sono dannose e costituiscono un pericolo per il prezioso marmo di Carrara. -“Lavare il marmo con spruzzi di acqua mista a sabbia sparati a non so quante atmosfere equivale a distruggerlo. Fra qualche anno la Fontana non esisterà più, allora cosa laveranno?”- tuona il professore sulla sua pagina facebook. Quasi a dimostrare che il suo atteggiamento critico nei confronti di Gennaro Cinque, povero di cultura urbanistica e incurante del degrado cittadino, non subirà il fascino del blasone. E in effetti, al momento, non si possono riscontrare novità sostanziali nell’amministrazione della Città nonostante i tentativi di Migliaccio di differenziarsi dal suo predecessore.
Per ora l’unica decisiva svolta rispetto all’amministrazione precedente, almeno nel modo di comunicare con i cittadini, sembra essere l’assunzione di un portavoce addetto a diramare comunicati stampa sulle mille interessanti iniziative che stanno per nascere a Vico Equense.  E non a caso la faccia di Migliaccio compare tutti i giorni su un blog cittadino di gran successo, seguita da una sua dichiarazione di intenti o da un suo parere su argomenti disparati.
Un investimento pubblico, il primo di questa nuova fase, per migliorare l’immagine dell’avvocato, poco conosciuto dal popolo e che fa una certa soggezione proprio per la sua aura di fine intellettuale poco avvezzo alla promiscuità di culture.
Maria D’Ordia per "Il Gazzettino Vesuviano"
Nella foto: lavaggio della Fontana in piazza Umberto I, di Franco Cuomo

Vico Equense – Post –elezioni; primi veleni. SS. Trinatà ancora in primo piano


Chiuse le urne elettorali e tirate le somme delle ultime regionali, a Vico Equense si comincia a fare  il punto della situazione.  Apre le danze l’avvocato Starace del MpV,  forte del fatto che non aveva sue liste nella competizione regionale e non ha perso né vinto nulla. Se  la prende però con il Pd cittadino, l’avvocato, il quale a suo dire non solo ha fatto un flop elettorale perdendo consensi, anche se erroneamente li raffronta con quelli delle europee, ma rimarrebbe inerme di fronte al dilagare di associazioni cittadine che stanno occupando la scena politica.
L’avvocato Starace si riferisce probabilmente al FAST, fondazione insiedatasi nel giardino della SS. Trinità, allestendo a proprie spese giochi per bambini, orti didattici e altri diversivi che la cittadinanza vicana sembra gradire molto. Si chiede, sempre Starace,  a che punto sia l’iter di acquisizione al patrimonio comunale, arenatosi da oltre un anno. E lo chiede anche al Pd, rampognando l’attuale dirigente e addirittura l’On. Luisa Bossa che poco più di un anno fa proprio sulla SS Trinità aveva presentato come prima firmataria una proposta di legge per l’acquisizione e un’interrogazione parlamentare per discutere sulla legittimità dell’attuale Consiglio di Amministrazione, formato da Vincenzo Esposito, Claudia Scaramellino e Matteo De Simone.
A suo tempo l’avvocato Starace si guardò bene dal rispondere all’On. Bossa in quanto quell’illegittimo Consiglio di Amministrazione lo aveva voluto solo lui. E oggi addirittura se ne dimentica.
Se le cose vanno male per l’acquisizione la responsabilità è soprattutto del Presidente Esposito, il quale si è detto da subito contrario a causa delle difficoltà legate alle procedure complicate e lunghissime. Non solo, l’Ispettore si è lanciato in una proposta di comodato d’uso per il Comune e per la riapertura addirittura del vecchio Educandato Femminile. Nel frattempo ha favorito la nascita e l’insediamento della Fondazione FAST entrando in conflitto con i Consiglieri Scaramellino e De Simone che si sono fortemente risentiti per questa invasione di campo.
Ma Starace se la prende con il Pd locale che ha sempre contestato quel Consiglio di Amministrazione e la risposta della Segretaria cittadina, dott.ssa Franca Rossi, non si è fatta attendere.
Anche la Rossi pasticcia sulla perdita dei consensi del Pd locale, facendo forza sul dato delle comunali e negando che rispetto alle Regionali del 2010 il Pd locale abbia perso la bellezza di 700 voti.  A dimostrazione che le elezioni non le perde mai nessuno, la Rossi giustifica l’errato confronto di voti col fatto che questa tornata elettorale a Vico Equense abbia assunto carattere di elezione comunale, visto che nella lista di Forza Italia era presente Gennaro Cinque, avversario ormai storico del centrosinistra. E stabilisce che non sia andata poi tanto male, nonostante il partito non superi il 10% dei consensi.
Prime scintille dunque sul territorio dopo l’uscita di scena di Gennaro Cinque, ex sindaco decaduto e vittima di una sonora sconfitta alle elezioni regionali.
Cinque, dopo la debacle elettorale nella quale ha perso migliaia di consensi granitici fino a qualche anno fa, si è chiuso in un rigoroso silenzio ed è diventato invisibile. Non ha rilasciato dichiarazioni nel prendere atto dell’abbandono di quasi  metà dell’elettorato. Già nella serata di chiusura della campagna elettorale l’atmosfera non era delle migliori. Poca gente e pochi amici seduti al tavolo a fianco a lui. Inoltre Forza Italia non si è vista, non un parlamentare, non un consigliere regionale, a parte, qualche giorno prima, il suo mentore Martusciello.  Mancava soprattutto un pezzo fortissimo della sua ex maggioranza, Andrea Buonocore, che probabilmente non gli ha perdonato di essere rimasto a becco asciutto nella spartizione dei poteri.  L’ex sindaco ha pagato lo scotto delle sue ostinazioni, della sua testardaggine assaporando per la prima volta nella sua carriera politica l’amaro sapore della sconfitta.
Restano ben visibili e si consolidano nella loro azione sociale, le associazioni spontanee dei cittadini e le fondazioni che si danno un gran da fare, a loro dire solo per fare qualcosa di utile per la cittadinanza.  Nel vuoto immenso lasciato da Gennaro Cinque però è difficile immaginare che non si stia tentando di occupare spazi politici. Ed è facile presumere che alle prossime comunali  nasceranno molte liste civiche di sicuro interesse per i cittadini e capaci di racimolare qualche migliaio di voti.  Destra e sinistra sono diventati concetti abbastanza labili e non sarà difficile nemmeno vedere nuovi salti della quaglia. Di sicuro, contrariamente a quanto dice l’avvocato Starace, l’interesse non sarà calamitato dai partiti tradizionali. Men che meno dal centro-sinistra di cui ormai non esiste più traccia.
Maria D’Ordia per "Il Gazzettino Vesuviano"
Nella foto: chiusura della campagna elettorale di Gennaro Cinque 

 

sabato 6 giugno 2015

Vico Equense ultima meta


Sono arrivata a Vico Equense sul finire degli anni ’70. Avevo 26 anni, due figli piccoli e insieme a Mario tanta voglia di qualità alta della vita.
Eravamo cittadini fino al midollo. Nati e cresciuti a Napoli in pieno centro, tra piazza Cavour, via Duomo, Ferrovia, emigrammo nell’opulento nord del boom economico, in una Torino piena di operai e sovrastata dalla Fiat, dove gli scioperi e le lotte di classe erano vere, dure e piene di speranza.
Napoli e Torino, due vere grandi città simbolo dell’Italia di allora. Napoli viveva un stagione di rinascita culturale ed economica. Era viva, brillante pur nelle enormi difficoltà. Si costruivano palazzi nelle periferie, Fuorigrotta, Colli Aminei, Camaldoli. I Napoletani compravano case e la città si ingrandiva a dismisura. Ma il cuore di Napoli rimaneva là in quel centro antico, nel quartiere Sanità, tra i Tribunali e Forcella, tra Toledo e i quartieri bene intorno a piazza Dei Maritiri. Da lì il popolo non lo stanavi, non lo convincevi a lasciare case a volte misere e buie e chi poteva permetterselo comprava ancora in centro, alla Ferrovia o a ridosso dei Quartieri Spagnoli, magari dentro i grattacieli moderni che cominciavano a mangiarsi la città.
Dopo il matrimonio andai con Mario in Piemonte, dove trovai una Torino affascinante, apparentemente quieta rispetto al centro cittadino napoletano,  ma pulsava di vita e lavoro.  Era la Torino degli Agnelli e all’alba cambiavano i turni nelle fabbriche oppure si aprivano le infinite attività o imprese che ruotavano intorno alla Fiat. Masse di lavoratori si spostavano sui tram, sui pullman, in auto, avvolte dalla nebbia, spesso affondando i  piedi nella neve. Mi impressionavano soprattutto, io che ero cresciuta nel sole e nel tepore mediterraneo,  le madamin torinesi che con qualunque tempo indossavano disinvoltamente scarpine decoltè con tacchi e suole sottili, mentre io rischiavo l’amputazione dei piedi per congelamento anche senza neve.  
Ovunque ci seguiva tutti l’arco delle Prealpi, maestose vette sempre innevate che spuntavano nella nebbia, illuminate dal sole di primo mattino o dorate nel tramonto.
Nei fine settimana sui portabagagli delle Fiat o delle Alfa Romeo e di qualche rara Renault, si montavano gli sci e si andava tutti in montagna. Sul Setriere o a Bardonecchia, a Cesana Piemonte, a Salice d’Ulzio… Luoghi bellissimi e per me misteriosi, dove faceva subito sera e la giornata passava veloce.
Ho avuto amici carissimi a Torino, che ancora oggi porto nel cuore. Terroni e polentoni… un bel connubio tutto sommato.
Ventidue anni a Napoli e quasi cinque a Torino, poi Vico Equense. Il luogo dove infine abbiamo scelto di vivere, incantati dalla sua bellezza senza pari, dal mare blu intenso, dal profumo di agrumi che l’inondava ovunque in estate. Qualità della vita migliore si pensava. Gente sincera di paese, semplice e priva di sovrastrutture… lontani dalle metropoli per crescere meglio i figli.
Sono tornata a Torino l’anno scorso ospite di una famiglia alla quale siamo ancora profondamente legati. La citta era piu bella di quando l’ho lasciata. Pulitissima, elegante coi suoi palazzi ottocenteschi. Sempre apparentemente quieta ma pulsante di vita, ancora oggi come allora. Si sono raddoppiate le strade pedonali. La storica via Po’ senza macchine ha riacquistato lo splendore del passato con le sue vetrine eleganti, anche se le madamin ormai si sono adattate alle scarpe tecno, senza perdere il loro fascino discreto… è aumentata la qualità della vita.
Napoli no non è migliorata. Bellissima fin dentro le pieghe, con la sua storia plurimillenaria, è stanca e rugosa, sporca e trasandata come un clochard della stazione. Puzza di traffico, il rumore sovrasta persino le onde del mare giù al Molo Beverello… La Cultura sembra essersi dimenticata di lei.
Il paese dove ho scelto di vivere le somiglia molto, bellissimo e trascurato. Dopo circa 40 anni che sto qua la qualità della vita si è notevolmente abbassata, il mare non sempre è blu, non si sente più nemmeno il profumo di agrumi. Il primo odore che senti dopo la Circumvesuviana è quello del ristorante a ridosso di uno dei panorami più incantevoli del mondo.
Te ne devi andare nei posti solitari e nascosti sulle colline per assaporare il silenzio e l’aria profumata. Montechiaro, Asta Piana, S. Maria del Castello, Ticciano. Sperando che la lunga mano dell’insaziabilità umana non contamini anche questi ultimi baluardi della grande bellezza.

martedì 19 maggio 2015

La Riforma della Scuola... una boiata pazzesca


Sono stata talmente tanti anni nella scuola pubblica che non posso fare a meno di dire la mia su questa riforma iniqua e lontanissima dal risolvere i problemi di un’istruzione ormai asfittica e senza reali prospettive di rinnovamento.
Comincio col dire che non intravedo alcuna novità nella trasmissione del sapere. Gli insegnati continueranno ad avere difficoltà enormi dentro aule spesso sovraffollate e poverissime di strumenti innovativi: tecnologie obsolete, senza wi-fi,  collegate a internet con connessioni scagatissime e insufficienti, lavagne luminose inutilizzate, banchi traballanti, sedie scrostate, lavagne graffiate, gessi insufficienti e cassini sempre srotolati.
Ci si arrangia nelle scuole, e si continuerà a farlo, si arrangiano alunni e insegnanti costretti a rimanere legati indissolubilmente a programmi noiosi e sempre uguali nei secoli dei secoli, affossati nel  poco tempo a disposizione che si consuma soprattutto tra lezioni frontali, compiti in classe e interrogazioni più o meno aperte a nuove soluzioni. E come si potrebbe fare di più? Se la società pretende soprattutto il risultato finale, ammesso-non ammesso, come summa di tutto l’insegnamento-apprendimento che cavolo si vuole da un corpo docente che deve far leva principalmente sulla grande pazienza e capacità di attrazione verso la propria materia di insegnamento? Per loro, i docenti, non è prevista alcuna novità, tranne che il soggiacere tristemente al dirigente che da oggi in poi avrà più che mai il loro destino nelle mani.
Già il Dirgente… chi pensa che i dirigenti siano il meglio e il motore che muove la scuola italiana? O che siano degli esseri onesti mossi solo dall’amore per la cultura? Questa cosa la possono ipotizzare solo gli idioti o coloro che della scuola pubblica non sanno niente…
Salvando la pace di pochi elementi, i dirigenti scolastici hanno sempre e solo pensato ai fatti propri, ai propri interessi. C’è un corso di aggiornamento obbligatorio per i docenti? Ebbene i dirigenti si scambiano il favore: tu vieni da me e io vengo da te. E i soldi dei contribuenti servono anche a pagargli l’intero corso sia come esperto fuori della propria scuola che come direttore del corso nella propria. Ogni lezione da esperto viene pagata abbastanza bene da arrotondare le entrate, il compenso come direttore del corso è inferiore ma nessuno lo disprezza.
Naturalmente sono previsti anche scambi tra persone che si piacciono fisicamente, utile e dilettevole insieme… I fondi europei hanno dato un grande contributo a questi scambi, basta fare un progettino di massima ed entrare in gioco…
La stessa cosa sarà possibile anche per le assunzioni triennali che prevede la Riforma. Il Dirigente fa preparare dallo “staff” un progetto formativo magari più consono alle necessità di chi vuole assumere che a quelle dei ragazzi, lo sottopone al Collegio dei Docenti che avrebbe il potere di bocciarlo ma non lo fa mai per non allungare discussioni estenuanti e alimentare polemiche che potrebbero metterlo  in cattiva luce e dà il suo beneplacito. Il gioco è fatto. Io mi assumo tua nipote e tu ti assumi la mia amica, caro collega dirigente. Gli accordi saranno molteplici e il magna magna aumenterà in forma esponenziale.
Chi controllerà tutto ciò ancora non è chiaro, ma ci posso scommettere che la faccenda si dispiegherà come tutte le faccende italiane che si aggiustano sempre seguendo l’ordine gerarchico, basta che rimanga tutto in famiglia. E d’altra parte se si avvia una nuova cuccagna chi è che dovrebbe essere l’eroe senza macchia e senza paura??
Intanto gli insegnanti, come al solito, dovranno subire le scelte fatte dall’alto, dalla sera alla mattina senza nessuna consultazione sul campo, nessun approfondimento per entrare nel merito delle problematiche scolastiche vere. Dovranno sorbirsi un piano formativo che sta bene solo ai dirigenti e allo “staff” leccaculo e interessato quando avrebbero invece bisogno d’aiuto per dare a tutti gli alunni pari opportunità.
Pieni di sensi di colpa per non essere riusciti mai completamente a dare il massimo a tutti, i docenti sono persino incalzati dalle prove Invalsi che dovrebbero giudicare la bontà della loro opera. Quelle restano e la Riforma gli fa un baffo! Prove Invalsi avulse  dalla realtà, pretenziose, uguali per tutti. Arrivano a Scampia e ai Pairoli ineffabili e pesanti come macigni a sovrastare le vite e le menti come bulldozer di condanna. Perché sono sempre una condanna per docenti e discenti, come vanno vanno.
 Mattè ma va a farti friggere!

lunedì 11 maggio 2015

COMUNICATO STAMPA - Lavoratori ex EavBus da 2 anni in attesa del tfr. Diritti calpestati e atteggiamento pilatesco di vertici aziendali e regionali


Aspettano da 2 anni la restituzione della parte del loro salario accantonato per il trattamento di fini rapporto. Sono più di 80 i lavoratori ex eav bus in questa situazione, pure a fronte di precisi accordi, dal fallimento dell'azienda. E mentre l'amministratore di Eav Nello Polese perpetua un atteggiamento pilatesco, ancora restano tanti punti oscuri sull'anomala procedura di fallimento, nonostante una commissione d'inchiesta i cui risultati però non sono mai stati resi noti dall'attuale giunta regionale.
Una vicenda assurda per la quale, con il collega Mario Casillo, abbiamo richiesto l'interessamento e l'intervento del Parlamento nazionale.
Di seguito il comunicato stampa diffuso stamane:
«Sonopiù di ottanta i lavoratori dell’ex Eav Bus oggi in liquidazione che dal 2013, nonostanteprecisi accordi sottoscritti, attendono ancora di percepire il tfr maturato.Tra rimpalli di responsabilità e impegni mancati non solo si stanno calpestandoi sacrosanti diritti di questi lavoratori, ma si evidenzia una situazione chepresto coinvolgerà anche gli altri 1300 lavoratori ancora in attività» loafferma il consigliere regionale del PD Antonio Amato che, con il collega MarioCasillo ha inviato una specifica nota all’amministratore Unico di Eav NelloPolese e al Commissario liquidatore di EAV Bus Roberto Pepe «Le responsabilitàdi questa incredibile situazione coinvolgono il Commissario Liquidatore, la Curatela fallimentare, ilmanagement della EAV Holding, e più volte abbiamo cercato un’interlocuzione coni vertici EAV. A partire dal prof. Polese, però, ci siamo scontrati con un’inaccettabileatteggiamento pilatesco che non solo lascia irrisolta la vicenda ma sembraallontanare qualsiasi ipotesi risolutiva. In pratica, la società continuaindebitamente a non restituire la parte degli salari che negli anni hatrattenuto per il trattamento di fine rapporto, togliendo a più di ottantafamiglie la possibilità di fronteggiare un periodo di crisi così duro. Con ilcollega Casillo investiremo della vicenda il Parlamento nazionale, anche perchépersistono ancora oggi tanti, troppi lati oscuri sul fallimento di Eav Bus. Lostesso amministratore unico di Eav, nonché l’attuale presidente della giuntaregionale» continua Amato «in passato avevano manifestato grandi perplessitàsulle modalità con le quali si era giunti al fallimento, tanto che venneistituita anche una specifica commissione di inchiesta interna. Lavori ed esitidella commissione, se mai ci sono stati, restano sconosciuti, chiusi forse inqualche cassetto dell’assessore Vetrella. Così, mentre restano sconosciute eimpunite eventuali responsabilità di questo ennesimo sfascio dei trasporticampani, chi direttamente ne ha pagato e continua a pagarne le conseguenze, ilavoratori, si vede ancora negati i propri diritti, ciò che legittimamente glispetta. Una situazione non più tollerabile e a cui bisogna urgentemente porrerimedio»
 

sabato 9 maggio 2015

Vico Equense - Le mani sulla città di Rosa Maria Dilengite


Noi migranti siamo accomunati da un sentimento schizofrenico rispetto ai nostri luoghi d’origine. Un sentimento che confonde l’amore, la nostalgia, il sincero legame con le nostre radici, con una rabbia cieca per tutto quello che quei luoghi non sono riusciti a darci.
È quello che succede sia a chi, come me, di andarsene lo ha scelto soprattutto per noia e per amore dell’ignoto, e per chi, invece, vi è stato costretto, per mancanza di opportunità in patria.
Quando si ha la sfortuna tremenda di essere nati in un posto bellissimo, la rabbia e la frustrazione sono dilatati.
Andando via ho scoperto che nel resto di Italia, come forse nel resto del mondo, per andare al mare non devi pagare. Avete capito bene amici vicani, il biglietto di ingresso in spiaggia esiste solo da noi! Certo, possiamo vantare una certa inventiva nella gestione dei beni pubblici e non manchiamo di originalità nel monopolizzare ciò che è naturalmente di tutti e giuridicamente definito come demanio. Le spiagge della Costiera Sorrentina  sono il primo specchio limpido delle acque della provincia di Napoli, che, a causa di altre incurie e disastri che si sono susseguiti e stratificati nel corso degli anni, sono balneabili a zone alterne.
Motivo per cui raccolgono i bagnanti (o aspiranti bagnanti), non solo dei nostri Comuni, ma anche di quelli del resto della provincia . Proprio per questo le spiagge dovrebbero garantire una totale fruibilità, soprattutto da parte di chi, non potendo permettersi vacanze altrove, trova nel nostro mare l’unica valvola di sfogo estivo. La Guardia Costiera prescrive la necessità di lasciare liberi dai 3 ai 5 metri di bagnasciuga, di modo da poter liberamente deambulare su di esso. La soluzione trovata dai Comuni del resto di Italia, penso alle spiagge del Conero, dell’Abruzzo, della Versilia, della Calabria, coerentemente a quanto prescritto dalla legge, è di far pagare solo gli eventuali servizi forniti dai concessionari delle spiagge, senza imporre un biglietto per il semplice accesso alla stessa.
L’unica spiaggia liberamente accessibile a tutti rimane quella delle Calcare, ferma restando l’impossibilità per i bagnanti di passeggiare lungo il bagnasciuga dell’intera spiaggia di Seiano, o di poter addirittura nuotare al confine con lo stabilimento privato, chic e raffinato che protegge le sue acque con un serpentone di gomma nera. Il confine tra le due spiagge, quella libera e popolare, e quella dal biglietto di ingresso di euro 25, è infatti ribadito da : un muretto in pietra, una grata ricoperta da canne di bambù (di modo che nessuno veda lo scempio della plebe che fa il bagno dall’altro lato) e da un bagnino che intima ad allontanarsi non appena la “proprietà privata” sembra minacciata. Insomma, più che andare al mare sembra di andare ad Alcatraz.
Altro straordinario evento realizzatosi nella mia città, coerentemente con l’idea che la res publica sia una barzelletta da poter farsi propria non appena lo si voglia, è stata la chiusura al pubblico della Torre Barbara e della strada per raggiungerla.
La torre di Via Punta la Guardia, detta Torre Barbara, è il mio luogo del cuore. Una torre del 1800,immersa in un uliveto centenario, a picco sul mare, sulla cima di una altissima scogliera di calcare. La torre ha due piani, è malmessa, istoriata al suo interno dalle bombolette e dai pennarelli di avventori poco romantici, ma che lo diventano quando, affacciandosi dai balconi cigolanti godono della distesa del mare e del Vesuvio in lontananza.
Di questo spettacolo non potrò godere più, e come me gli altri vicani, perché un giorno qualcuno si è svegliato ed ha deciso che la strada fosse propria, così come la Torre, bene artistico appartenente al patrimonio culturale e come tale demaniale.
Pensavo fosse finita, pensavo che non ci fosse più nulla da prendere. Le colline sono state prese tempo fa,  fatte oggetto degli scempi dell’abusivismo edilizio su cui il comune chiude non uno, ma entrambi gli occhi. E invece …
Poco tempo fa, trovandomi al Nord Italia dove attualmente vivo, leggo su Facebook della proposta di chiudere in una cupola di vetro la piazza di Vico Equense per farne una sorta di centro commerciale. Ho compreso allora che quando credi che le cose più brutte ed inutili siano già state partorite, ci sarà sempre qualcuno a voler fare di peggio. Ci avevano tolto il mare, le colline, i panorama, volevano toglierci anche il cielo.
Non deludermi Vico Equense, fammi arrabbiare ancora di più e la prossima volta che torno a casa fa sì che qualche altra cosa sia stata rubata, monopolizzata, distrutta.
Rosa Maria Dilengite
                                                                                                
                                                                                                                              
 

giovedì 7 maggio 2015

Vico Equense – Gennaro Cinque, sindaco decaduto, si candida alla regione. Nella lista di Forza Italia anche Flora Beneduce


Ci sono voluti tre Consigli Comunali per sancire a rigor di legge la decadenza di Gennaro Cinque, Sindaco  di Vico Equense. Grazie a un marchingegno burocratico Giunta e Consiglio Comunale restano al loro posto e Gennaro Cinque potrà correre per le elezioni regionali senza passare per le dimissioni. Al suo posto farà da Sindaco Benedetto Migliaccio che già si è insediato sullo scranno di primo cittadino.
Sulla decadenza l’opposizione si era espressa con dure proteste, soprattutto del Consigliere Dilengite che in aula aveva criticato fino all’ultimo le modalità di tutta l’operazione politica messa in atto, ritenendole ai limiti della legalità. Anzi aveva detto a chiare lettere che il contenzioso aperto dal sindaco con l’amministrazione comunale era stato creato a bella posta per evitare le dimissioni di tutto il Consiglio Comunale e la nomina di un Commissario Straordinario, imitando altri sindaci dell’area campana candidati alle regionali.
Ma a nulla sono valse le proteste e i voti contrari o le assenze dell’opposizione. Nonostante una nota inviata da Gennaro Cinque al funzionario competente con la quale si impegna a rimuovere le cause del presunto abuso per cui si era avviato il contenzioso col Comune, il Consiglio Comunale ha approvato la delibera di decadenza.  Decadenza verso la quale, secondo il Segretario Generale Luigi Salvato, lo stesso Gennaro Cinque potrà fare ricorso, se lo deciderà, per rientrare al suo posto.
Ormai libero da vincoli, l’ex Sindaco si è lanciato nella sua campagna elettorale per le regionali aprendo vari  comitati sul territorio vicano, in centro e sulle colline. Correrà per Stefano Caldoro nella lista di Forza Italia. Forte di un indiscusso consenso che lo portò alla vittoria in qualità di primo cittadino con più del 70% dei voti, Gennaro Cinque mira allo scranno regionale anche se la sfida è durissima. Nella lista di Forza Italia dovrà vedersela anche con un osso duro come la dott.ssa Flora Beneduce, anch’essa di Vico Equense, consigliere regionale uscente, che non sembra disposta a restare a becco asciutto. Eletta in seconda battuta alle passate regionali, la Beneduce ha già sparso per Napoli e dintorni le sue gigantografie di propaganda esibendo il suo faccione sorridete e ammiccante. “Io sono voi” ci manda a dire da un lenzuolo a colori da molte migliaia di euro.
Di sicuro c’è che difficilmente saranno eletti entrambi, al momento pare che non figureranno nemmeno in tandem come si usa per favorire la parità di genere. Gennaro Cinque punta sulla collaborazione di Fulvio Martusciello che gli garantirebbe una copertura nei comuni dell’interland di Napoli, associandosi in tandem alla giovane Francesca Salatiello che pare essere la nuova pupilla del potente parlamentare europeo. In cambio Gennaro Cinque potrebbe garantire una decina di migliaia di voti sparsi in Penisola Sorrentina, concentrati in massima parte a Vico Equense, suo paese natale.  Flora Beneduce molto forte nei comuni di S.Antimo e Villaricca rischia invece un flop a Vico Equense proprio grazie all’ex sindaco che probabilmente non muoverà un dito in suo favore garantendo i voti per la corrente di Martusciello.
Queste sono le prime indiscrezioni di chi sembra ben informato dei fatti anche se non tutto potrebbe andare secondo logica. Le divisioni del centro destra a livello nazionale potrebbero influire anche sul voto regionale. Qualche vecchio fedelissimo di Gennaro Cinque pare sia confluito nel NCD e non è detto che sia disposto a dare appoggio all’ex sindaco. Anche una parte della sua ex maggioranza potrebbe voltargli le spalle disperdendosi nelle liste che appoggiano Stefano Caldoro.
Insomma Gennaro Cinque forse si è imbarcato in una avventura un po’ troppo complicata e senza le sufficienti garanzie per cavarsela. E il rischio per i due candidati di Vico Equense, se di rischio si può parlare per gli elettori, è che restino entrambi fuori dai giochi. Tanto più se si pensa che Stefano Caldoro non primeggia nei sondaggi e potrebbe avere una brutta sorpresa. In questo caso per l’ex sindaco, ma anche per Flora Beneduce, non ci sarebbe scampo.
Maria D’Ordia per "Il Gazzettino Vesuviano"