venerdì 28 febbraio 2014

Vico Equense - FESTIVAL MUSIC WEEK

Sono aperte le iscrizioni per partecipare alla seconda edizione di Festival Music Week - Concorso della Musica d’autore.
Il concorso musicale per cantanti e band emergenti italiane organizzato è dall'associazione Giovani Menti con il patrocinio del Comune di Vico Equense.
Dopo il successo della scorsa edizione, riparte la sfida musicale nata per dare visibilità ai gruppi musicali  e i cantanti che propongono brani inediti ed hanno pochi spazi per proporre la loro musica.
Il vincitore finale riceverà un premio del valore di circa 2000 euro in produzione, distribuzione e promozione.
Per iscriversi è semplicissimo, bisogna scaricare e compilare il modulo d’iscrizione presente sul sito www.festivalmusicweek.com e  inviarla insieme al brano all'indirizzo email concorso@festivalmusicweek.com. L’iscrizione è Gratuita.
Tutte le informazioni e il regolamento sono disponibili sul sito www.festivalmusicweek.com.
Le band o solisti saranno giudicati con un'audizione che si terrà nella seconda settimana di giugno; solo dieci saranno ammessi alla Finalissima di Luglio.
 
 “Siamo orgogliosi – dichiarano gli organizzatori Giuseppe Alvino ed Enrico Ercolano – di presentare la seconda edizione del Festival Music Week soprattutto  per il successo che ha ottenuto l'anno scorso, non solo tra il pubblico ma anche per il numero di iscritti. Il FestivalMusicWEEK oltre ad essere un concorso musicale della canzone d’autore  è anche uno straordinario contenitore di  intrattenimento; una settimana di musica che abbraccia vari generi.
Quest'anno ci saranno tante novità tra cui anticipiamo il gemellaggio con altri  festival, fuori regione”.  
 
Giovanna StaraceUfficio Stampa e Pubbliche Relazioni
mob. 3463036613 
skype: giovanna.starace1
 

giovedì 27 febbraio 2014

Vico Equense - SS. Trinità e Paradiso, il presidente Esposito indica una nuova via



Il nuovo CdA insediatosi  alla fine del 2012, nella persona del Presidente Vincenzo Esposito, ha redatto un volantino-comunicato nel quale ipotizza nuove soluzioni per il destino del complesso monumentale SS. Trinità e Paradiso di Vico Equense.
Esposito innanzitutto mette a parte la collettività di un ipotetico pericolo incombente sulla SS. Trinità, a tutt'oggi occupata in parte dalla Fondazione ITS.BACT istituita dal vecchio CdA. Il che, secondo Esposito, rappresenta un’onta che le istituzioni devono immediatamente provvedere a lavare. Addirittura Esposito si spinge a dire che c’è in atto un “disegno eversivo” del vecchio CdA il quale mantenendo il possesso dei locali mira a trasformare l’intero immobile in ITS.BACT. Dice Esposito:” La fondazione non restituisce i locali dell’Istituto in suo possesso, non perché gli servono, ma perché spera ancora di gestire tutto il complesso. “
I timori di Esposito non finiscono qua. Infatti, egli teme anche che le lungaggini ministeriali facciano impantanare le procedure per l’acquisizione dell’Ente al Comune. E, per scongiurare sia le possibili espansioni dell’ ITS.BACT che la vendita dell’immobile a privati come soluzione finale, suggerisce una nuova via. Nelle sue intenzioni c’è la volontà di riaprire l'antico e glorioso educandato femminile che ha occupato l’immobile per qualche secolo. Ma, non avendo il CdA la possibilità economica di arrivare a questo traguardo, chiede al Sindaco di collaborare in maniera formale e sostanziale al progetto con una gestione congiunta tra Comune ed Ente. Un accordo ben strutturato,  secondo Esposito, consentirebbe al Comune di chiedere al MIUR, ministero competente, "l’affidamento della gestione del patrimonio nella forma di comodato modale”. E il gioco sarebbe fatto.
La proposta di Esposito è tutta da sostanziarsi non essendovi ad oggi né atti comunali, né dell’Ente SS. Trinità che paventino la soluzione auspicata dal Presidente. Il nuovo corso di educandato femminile aprirebbe altresì nuovi interrogativi. La gestione e la direzione della nuova scuola a chi farebbe capo? E delle assunzioni e degli introiti chi dovrebbe occuparsene?

E verrebbe anche da chiedersi come mai il prof Esposito si angosci tanto per l'eventualità che l’Ente non venga acquisito al Comune. Ha avuto qualche soffiata? Sa che l’iter si è inceppato o s’incepperà per qualche motivo? Eppure c’è stato un rincorrersi di comunicati da parte di molte persone che si attribuivano il merito dei passi avanti fatti per l’acquisizione. Prima la prof. Scaramellino che con un acido comunicato nei confronti di presunti nemici della S.S. Trinità si affannava a ricordare quanto si fosse data da fare.  A ruota esternava la segretaria del pd locale, Franca Rossi, che si preoccupava di mettere in risalto l’opera fondamentale in Parlamento dei suoi referenti politici nazionali. Dulcis in fundo, anche il MpV  nella veste di Natale Maresca, il quale faceva sapere che un esponente nientedimeno del M5S, ovvero il deputato cittadino Luigi Gallo, componente della Commissione Cultura, si era interessato alla questione e gli aveva promesso il suo voto favorevole al progetto di legge di Luisa Bossa. Insomma, un carosello di primogeniture che non mettevano in dubbio il passaggio dell’Ente al comune. Invece, oggi esce la nuova versione del prof. Esposito che a sorpresa rivela l'urgente necessità di correre ai ripari con una nuova proposta. Proposta che, in sostanza, ha tanto il sapore di una Fondazione ex novo, ma presieduta da lui e animata sicuramente da nobili propositi.
In questo ginepraio c’è da prendere atto che la SS. Trinità accende non poche fantasie.
 Maria D’Ordia per "Il Gazzettino Vesuviano"
Foto: Vincenzo Esposito; SS. Trinità e Paradiso, Vico Equense


martedì 25 febbraio 2014

Cinema - Due film che consiglio convintamente


Ho visto "A proposito di Davis" nel multisala The Space di Salerno. Uno spazio per il cinema davvero all'avanguardia e ottimamente strutturato. Lo dico perché il film me lo sono goduto anche per la comodità della poltroncina che non costringe a rannicchiare impropriamente le gambe come avviene solitamente. Con uno schienale alto e una visuale perfetta, senza teste davanti a rompere l'omogeneità dello schermo. I multisala di Castellammare sono molto meno piacevoli e confortevoli, devo dire con rammarico. Un film deve essere goduto stando comodamente seduti. Come un bel quadro ha bisogno dei suoi spazi per dare il meglio di sè. Per cui fare l'autostrada è valsa la pena.

"A proposito di Davis" racconta la storia di un musicista cantante, Llewyn Davis, squattrinato e di buon talento che muoveva i suoi passi tra New York e Chicago in cerca di fortuna alla fine degli anni '60. Davis spera di rimanere autentico e di non contaminarsi commercialmente, pur avendo una necessità vitale di quattrini. Ma la sua musica non convince. La storia ripropone in maniera geniale il clima musicale dell'epoca, quando nessuno immaginava che il folk avrebbe cambiato il corso della musica pop, a partire da quella immensa stella che fu Bob Dylan. Davis non sfonderà nel mondo del nuovo folk e il film termina sulle note di una canzone di Dylan che suona nello stesso locale di Davis. Il quale tristemente prende atto che il suo essere talentuoso non gli basterà. Un film da vedere, per le esibizioni dal vivo dei cantanti e per capire un clima nel quale il genio musicale non era casuale e nemmeno frutto del talento, quanto piuttosto della capacità di vivere intensamente il proprio tempo e di coglierne meglio di tutti le sfumature esplosive. Bravissimi i registi e ottimo Oscar Isaac nei panni di Davis. Un film da vedere, senza dubbio alcuno.
ps, nel film si intreccia una curiosa storia di gatti rossi. Una vera chicca tipica dei fratelli Coen.


"Smetto Quando voglio" è la singolare storia di alcuni super-laureati.
Chimici, latinisti portentosi, matematici ed economisti di grande talento che hanno passato l'ultimo decennio come topi da laboratorio nelle università italiane. Ricercatori che, nonostante abbiano messo su lavori da nobel, non sono riusciti ad uscire dal circuito assurdo della ricerca universitaria italiana, poco incline ai contratti a tempo indeterminato e fucina di precariato. Su questo film non ho letto recensioni entusiaste, eppure posso assicurare che vale davvero la pena. Rasenta il paradosso, non tutti i ricercatori universitari sono a livelli tanto alti come i bravissimi interpreti del film, né tantomeno prendono la loro fantastica strada "professionale". Ma è molto significativo il racconto garbato della ricerca italiana che affossa anche i suoi migliori elementi scalzati dall'eterna piaga nazionale, la "raccomandazione", costringendoli a trovare sbocchi spesso assolutamente in contrasto con la loro preparazione e le loro competenze. E infatti i nostri eroi si inventano una sostanza stupefacente, non inserita in quelle ufficiali e illegali e spacciandola per discoteche si fanno una quantità enorme di soldi. La storia naturalmente non è a lieto fine. E scoprire che il grande trafficante  con il quale entrano in contrasto altro non è che un ingegnere navale serve a chiudere il cerchio delle sorprese.
Qui trovate il cast al completo. Davvero di gran classe

Altri film
"Sotto una buona stella" di e con Carlo Verdone. Un film delicato con una brava Cortellesi. Narra la vicenda di un uomo rimasto vedevo della ex moglie, caduto in disgrazia economica e costretto a doversi occupare di due figli quasi adulti e assolutamente incomprensibili per lui. Una commedia italiana come tutte quelle a cui ci ha abituato Verdone, gentile, mai invasiva o con tratti pesanti. Da vedere solo se piace Verdone, senza infamia e senza lode.

"Monuments man" Buona idea ma scadente sceneggiatura per un cast di primo livello direi assolutamente sprecato. Troppe stelle e strisce e retorica americana d'accatto. Sembra girato sulle orme di "Salvate il soldato Ryan": stesso sbarco in Normandia ma senza sangue, stessa ricostruzione degli ambienti. Ma la stoffa di Spielberg era di tutt'altra qualità.

"Pompei" Per goderlo bisogna andarci con la curiosità dei ragazzini. Storicamente inattendibile, anche nelle facce troppo americane, narra le vicende di alcuni gladiatori che si esibivano in un circo assolutamente improbabile nella Pompei antica. E della storia d'amore tra un celta nerboruto, con antichi e feroci rancori verso i Romani, e una fanciulla di patrizie origini. Il tutto mentre il vulcano dà segni di turbolenze fino alla catastrofe finale. Catastrofe resa in maniera un po' approssimata e molto fantasiosa.

martedì 4 febbraio 2014

Cinema - "The Wolf of Wall Street" e "Philomena"

Negli uggiosi pomeriggi dei fine settimana invernali si hanno due opportunità di evasione. Andare in qualche posto a mangiare o sedersi in poltrona e ascoltare, vedere, sentire. 
Cinema, teatro e cose simili dunque. Per me che sono appassionata di film c'è stato un doppio appuntamento tra sabato e domenica.   "The Wolf of Wall Street" e "Philomena" che stanno in giro già da qualche settimana.
Il primo con un Leonardo di Caprio strepitoso, potrebbe essere stato un buon film. Il tema è quello che da un po' sta impazzando sugli schermi e cioè l'arricchimento folle e velocissimo dei finanzieri d'accatto ai danni di poveri creduloni illusi. Poteva essere un buon film se fosse durato una buona oretta di meno, che non avrebbe intaccato né il senso del racconto né la bellezza delle interpretazioni dei bravissimi attori, tutti da Oscar. Un'oretta di orge di sesso sfrenato e di sniffate colossali di cocaina che accompagnano i protagonisti stressati da una vita spericolata tra vagonate di milioni di dollari guadagnati senza notevole sforzo e la terribile consapevolezza di stare su un filo di rasoio affilatissimo che può precipitarli in un baleno nella più nera delle esistenze. Ovvero una vita fatta di sacrifici, di miseria, ma soprattutto di una normalità che è la più odiosa delle prospettive.
Le scene orgiastiche a un certo punto appesantiscono il film e non servono più alla descrizione di un clima che già nella prima mezz'ora è ben chiaro allo spettatore quanto piuttosto ad attirare un pubblico giovanile, anzi adolescenziale, soprattutto al maschile, che non a caso affolla la sala.
Comunque, al di là di queste considerazioni, vista la grandiosità del cast e della regia ci si poteva aspettare di più e anche la sceneggiatura appare piuttosto debole.
La contrapposizione che a un certo punto si frappone tra bene e male mi è sembrata piuttosto retriva ancorché banale. Un poliziotto, infatti, come è naturale, comincia a indagare su questo gruppo di miliardari smargiassi. Ma non è un eroe, anzi. Grigio, triste, ombroso. Come tutto il team investigativo. Questi uomini di legge viaggiano in metropolitana dove "le palle sudano", fanno una vita scialba e squallida. Non abboccano alle lusinghe del danaro facile offerto in cambio dell'indifferenza e del silenzio. Ma, alla fine, il bellissimo Jordan interpretato da un eccellente di Caprio, resterà sulla cresta dell'onda pure se è finito in galera per qualche anno. Mentre l'antagonista agente di polizia continuerà a viaggiare in metropolita e a sudare le palle e non del tutto convinto di avere fatto la scelta giusta.
Abbastanza banale nella sostanza, lo salvano gli interpreti. Secondo me da vietare ai minori di 16 anni, non per semplice moralismo, tutt'altro. Solo perché effettivamente è abbastanza forte vista la portata da Oscar e la capacità di persuasione che questo tipo di film ha sulle giovani menti. Ma si sa, in America questa limitazione è una vera iattura. Laggiù i film censurati nessuno li va a vedere e diventano dei flop.
  
Passiamo a "Philomena". Un film di ottima fattura tratto dal romanzo "The Lost Child of Philomena Lee" di Martin Sixsmith. Anche la sceneggiatura è di primo livello. Narra la storia, forse vera, di una donna, Philomena appunto, che in gioventù ha concepito un figlio con uno sconosciuto. Philomena viene emarginata dal mondo e rinchiusa in un convento di accoglienza per ragazze madri fino alla maggiore età. Inenarrabili le sue sofferenze nel convento. L'unico suo bene è il figlioletto Antony dal quale verrà presto malvagiamente separata perché il bimbo sarà arbitrariamente adottato da una ricca famiglia americana. La storia parte dalla becera, cattolicissima provincia irlandese degli anni '60, dove un manipolo di suore cattivissime e insensibili hanno solo voglia di vendicarsi di ragazze che non hanno voluto sacrificare la carne allo spirito. Rispecchiando la mentalità sociale e moralistica dell'epoca
Senza mai smettere di pensare al figlio, Philomena vive nell'angoscia che Antony si sia dimenticato di lei o che abbia potuto odiarla per averlo abbandonato. Il fortuito incontro con un gionalista- scrittore in momentanea disgrazia, la porterà in America dove si è consumato il destino del figlio ormai cinquantenne.
Ciò che scoprirà Philomena è sorprendente e a tratti il film commuove. Confesso che una lacrima è scivolata. Pian piano si fa strada l'anima candida e cristallina di questa donna che legge romanzetti rosa e se ne entusiasma e che non ha maturato alcuna forma di odio nonostante la durezza della sua vita e le terribili angosce che l'hanno accompagnata. Il suo modo di essere si contrappone a quello del giornalista scrittore, razionale, ateo e fine intellettuale, il quale dopo l'iniziale terrore e disgusto di doversi cimentare nel racconto di una specie di fouilleton per una rivista tipo Vanithy Faire, si appassiona nella ricerca di Antony e si sorprende ad ammirare la semplicità umana di Philomena. La donna in realtà non è una cattolica assuefatta alla religione passivamente come egli pensava, né una povera sciocca che vive di sentimentalismi. Per lei vale solo il perdono come insegnamento di Cristo, un perdono autentico, senza fronzoli mistico religiosi. Anche la sua semplicità è autentica e ricca. E alla fine, sorprendentemente,  sente fortissima la necessità di far sapere al mondo cosa accadeva in quel convento-carcere nel quale c'era solo tanta infelicità e crudeltà in nome di Dio.
 I protagonisti della pellicola sono Judi Dench e Steve Coogan molto convincenti e senza le affettazioni che la trama poteva pur comportare. Asciutti e credibilissimi.
Ottima anche la regia. Insomma un film da vedere perché semplicemente è un bel film fatto benissimo. E non è davvero poco.