domenica 28 giugno 2015

Vico Equense – La città intitola a Gerardo Chiaromonte la piazzetta della Marina di Vico. L’ex consigliere Cardone è soddisfatto:” Grazie all’Amministrazione e al Sindaco.”


Il 26 giugno scorso Vico Equense ha intitolato a Gerardo Chiaromonte la splendida piazzetta della Marina di Vico.  Un angolo di paradiso che al senatore comunista senza dubbio piaceva moltissimo, situato proprio sotto la casa dove aveva scelto di vivere con la famiglia gli ultimi anni della sua vita.
Una cerimonia bella e commovente ha chiuso il lungo percorso che sempre si accompagna a eventi come questi. Avere i permessi necessari è abbastanza laborioso e le carte devono passare attraverso gli uffici competenti per ottenere il benestare delle autorità. Già da quasi sei anni si attendeva che l’istanza arrivasse al traguardo, da quando cioè l’ex Consigliere Pasquale Cardone chiese alla Giunta in carica nel 2009 di avviare tutte le procedure necessarie a intestare due piazzette, alla Marina di Vico e a Montechiaro, rispettivamente a Gerardo Chiaromonte e a Manlio Rossi Doria, due uomini di grande spessore politico e culturale che avevano dato lustro alla Città durante il loro percorso di vita.
Per loro scelta entrambi sono sepolti a Vico Equense. Chiaromonte nel cimitero di S. Francesco, accanto al suo compagno di partito ed ex Sindaco Carlo Fermariello e Rossi Doria nel piccolo cimitero di Montechiaro, come ricorda oggi lo stesso Consigliere Cardone “Tutti sanno che erano molto legati alla nostra città tanto da averla scelta come luogo di vacanza e come ultima dimora. Chiaromonte in particolare aveva anche un rapporto molto vivace col partito comunista di Vico Equense e non ha mai fatto mancare la sua presenza e il suo interessamento per le vicende politiche di quel tempo. Era molto vicino ai compagni e dava loro sostegno morale.”
Alla cerimonia di intitolazione alla Marina di Vico sono intervenute personalità di spicco della politica italiana, oltre alla moglie e alle figlie di Chiaromonte e i messaggi commossi del Ministro Orlando, del Presidente del Senato Grasso e di Giorgio Napolitano che ha percorso con il Senatore un lungo tratto di vita politica. Il Consigliere Cardone ringrazia tutta l’Amministrazione Comunale e il Sindaco Migliaccio per aver dato il giusto riconoscimento a un intellettuale e uomo delle Istituzioni  e si augura, altresì, che quanto prima vada in porto anche l’intitolazione della piazzetta di Montechiaro a Manlio Rossi Doria. -“Non ci sono ostacoli a che ciò avvenga in tempi brevi. – dice il Consigliere - I permessi e le delibere hanno viaggiato insieme e non c’è bisogno di altri timbri. Speriamo di poter assistere presto a un’altra bellissima cerimonia.”
Maria D’Ordia per "Il Gazzettino Vesuviano"
nelle foto: momenti della cerimonia; l'ex Consigliere Pasquale Cardone

giovedì 25 giugno 2015

Vico Equense - Inizia l’Amministrazione Migliaccio. Resterà in carica fino al 2016


Dopo la sconfitta elettorale di Gennaro Cinque alle regionali, il testimone sullo scranno di primo cittadino è passato al Facente Funzioni, l’avv. Benedetto Migliaccio. Il compito che si è assunto Migliaccio non è tra i più agevoli in quanto sarà difficile sostituire nel cuore dei Vicani l’amatissimo Cinque eletto per ben due volte con un suffragio che sfiorava il 70% delle preferenze.
I due sono molto diversi per cultura e impostazione mentale. Personaggio verace e carismatico, Gennaro Cinque aveva stabilito coi concittadini un rapporto alla pari basato su una sincronia intima e profonda con il territorio e una conoscenza  diretta dei reali problemi che lo attanagliano. Uomo di poche parole, si è sempre definito il Sindaco dei fatti, anticipando di molto uno slogan tanto in voga in questi mesi. Ed era più facile trovarlo su uno dei mille cantieri aperti in città piuttosto che dietro la scrivania.
Migliaccio al contrario è una figura dai toni barocchi, innamorato dell’arte e della cultura. Produttore di vini  altisonanti nell’Isola di Ischia, dove possiede una tenuta, è capace di infuriarsi per il brutto colore, non fedele all’originale, che sta prendendo la Cattedrale grazie a un restauro secondo lui mal riuscito. Oppure dedica una piazza a Gerardo Chiaromonte, un progetto in cantiere da più di un quinquennio, nonostante la sua antica avversione alla sinistra storica italiana. E cosa dire del Fascio Littorio finito negli scantinati dopo anni di permanenza nelle stanze comunali? Al suo posto Migliaccio mette il busto di Filangieri e lo annuncia a cittadini sonnecchianti nell’aria estiva e vacanziera che li assorbe completamente. Attentissimo anche al mantenimento del decoro urbano, Migliaccio incita cittadini e commercianti a tenere pulita la Città e chiede che ogni negozio o bar si munisca di un posacenere al fine di evitare la quotidiana semina di mozziconi. Un sacrificio economico degli esercenti necessario per tenere pulite le strade cittadine, magari facendo anche una spazzata sugli usci, tanto per aiutare la Sarim che non può essere onnipresente.
Stupisce, però, a fronte di tanta delicata attenzione alle forme e alle buone maniere, che segnerebbe una profonda discontinuità con l’amministrazione precedente, il rinnovo di una serie di concessioni per l’occupazione di aree pubbliche. In verità alcune orribili pedane sono sparite, ma i principali marciapiedi cittadini sono ancora ostaggio dei privati  e un’area di sosta per i portatori di handicap e stata addirittura destinata a un chiosco. E stupisce altresì la decisione di ripulire ancora una volta la mitica Fontana in Piazza Umberto I usando sempre le stesse tecniche,  che secondo Franco Cuomo, leader dei VAS cittadini, sono dannose e costituiscono un pericolo per il prezioso marmo di Carrara. -“Lavare il marmo con spruzzi di acqua mista a sabbia sparati a non so quante atmosfere equivale a distruggerlo. Fra qualche anno la Fontana non esisterà più, allora cosa laveranno?”- tuona il professore sulla sua pagina facebook. Quasi a dimostrare che il suo atteggiamento critico nei confronti di Gennaro Cinque, povero di cultura urbanistica e incurante del degrado cittadino, non subirà il fascino del blasone. E in effetti, al momento, non si possono riscontrare novità sostanziali nell’amministrazione della Città nonostante i tentativi di Migliaccio di differenziarsi dal suo predecessore.
Per ora l’unica decisiva svolta rispetto all’amministrazione precedente, almeno nel modo di comunicare con i cittadini, sembra essere l’assunzione di un portavoce addetto a diramare comunicati stampa sulle mille interessanti iniziative che stanno per nascere a Vico Equense.  E non a caso la faccia di Migliaccio compare tutti i giorni su un blog cittadino di gran successo, seguita da una sua dichiarazione di intenti o da un suo parere su argomenti disparati.
Un investimento pubblico, il primo di questa nuova fase, per migliorare l’immagine dell’avvocato, poco conosciuto dal popolo e che fa una certa soggezione proprio per la sua aura di fine intellettuale poco avvezzo alla promiscuità di culture.
Maria D’Ordia per "Il Gazzettino Vesuviano"
Nella foto: lavaggio della Fontana in piazza Umberto I, di Franco Cuomo

Vico Equense – Post –elezioni; primi veleni. SS. Trinatà ancora in primo piano


Chiuse le urne elettorali e tirate le somme delle ultime regionali, a Vico Equense si comincia a fare  il punto della situazione.  Apre le danze l’avvocato Starace del MpV,  forte del fatto che non aveva sue liste nella competizione regionale e non ha perso né vinto nulla. Se  la prende però con il Pd cittadino, l’avvocato, il quale a suo dire non solo ha fatto un flop elettorale perdendo consensi, anche se erroneamente li raffronta con quelli delle europee, ma rimarrebbe inerme di fronte al dilagare di associazioni cittadine che stanno occupando la scena politica.
L’avvocato Starace si riferisce probabilmente al FAST, fondazione insiedatasi nel giardino della SS. Trinità, allestendo a proprie spese giochi per bambini, orti didattici e altri diversivi che la cittadinanza vicana sembra gradire molto. Si chiede, sempre Starace,  a che punto sia l’iter di acquisizione al patrimonio comunale, arenatosi da oltre un anno. E lo chiede anche al Pd, rampognando l’attuale dirigente e addirittura l’On. Luisa Bossa che poco più di un anno fa proprio sulla SS Trinità aveva presentato come prima firmataria una proposta di legge per l’acquisizione e un’interrogazione parlamentare per discutere sulla legittimità dell’attuale Consiglio di Amministrazione, formato da Vincenzo Esposito, Claudia Scaramellino e Matteo De Simone.
A suo tempo l’avvocato Starace si guardò bene dal rispondere all’On. Bossa in quanto quell’illegittimo Consiglio di Amministrazione lo aveva voluto solo lui. E oggi addirittura se ne dimentica.
Se le cose vanno male per l’acquisizione la responsabilità è soprattutto del Presidente Esposito, il quale si è detto da subito contrario a causa delle difficoltà legate alle procedure complicate e lunghissime. Non solo, l’Ispettore si è lanciato in una proposta di comodato d’uso per il Comune e per la riapertura addirittura del vecchio Educandato Femminile. Nel frattempo ha favorito la nascita e l’insediamento della Fondazione FAST entrando in conflitto con i Consiglieri Scaramellino e De Simone che si sono fortemente risentiti per questa invasione di campo.
Ma Starace se la prende con il Pd locale che ha sempre contestato quel Consiglio di Amministrazione e la risposta della Segretaria cittadina, dott.ssa Franca Rossi, non si è fatta attendere.
Anche la Rossi pasticcia sulla perdita dei consensi del Pd locale, facendo forza sul dato delle comunali e negando che rispetto alle Regionali del 2010 il Pd locale abbia perso la bellezza di 700 voti.  A dimostrazione che le elezioni non le perde mai nessuno, la Rossi giustifica l’errato confronto di voti col fatto che questa tornata elettorale a Vico Equense abbia assunto carattere di elezione comunale, visto che nella lista di Forza Italia era presente Gennaro Cinque, avversario ormai storico del centrosinistra. E stabilisce che non sia andata poi tanto male, nonostante il partito non superi il 10% dei consensi.
Prime scintille dunque sul territorio dopo l’uscita di scena di Gennaro Cinque, ex sindaco decaduto e vittima di una sonora sconfitta alle elezioni regionali.
Cinque, dopo la debacle elettorale nella quale ha perso migliaia di consensi granitici fino a qualche anno fa, si è chiuso in un rigoroso silenzio ed è diventato invisibile. Non ha rilasciato dichiarazioni nel prendere atto dell’abbandono di quasi  metà dell’elettorato. Già nella serata di chiusura della campagna elettorale l’atmosfera non era delle migliori. Poca gente e pochi amici seduti al tavolo a fianco a lui. Inoltre Forza Italia non si è vista, non un parlamentare, non un consigliere regionale, a parte, qualche giorno prima, il suo mentore Martusciello.  Mancava soprattutto un pezzo fortissimo della sua ex maggioranza, Andrea Buonocore, che probabilmente non gli ha perdonato di essere rimasto a becco asciutto nella spartizione dei poteri.  L’ex sindaco ha pagato lo scotto delle sue ostinazioni, della sua testardaggine assaporando per la prima volta nella sua carriera politica l’amaro sapore della sconfitta.
Restano ben visibili e si consolidano nella loro azione sociale, le associazioni spontanee dei cittadini e le fondazioni che si danno un gran da fare, a loro dire solo per fare qualcosa di utile per la cittadinanza.  Nel vuoto immenso lasciato da Gennaro Cinque però è difficile immaginare che non si stia tentando di occupare spazi politici. Ed è facile presumere che alle prossime comunali  nasceranno molte liste civiche di sicuro interesse per i cittadini e capaci di racimolare qualche migliaio di voti.  Destra e sinistra sono diventati concetti abbastanza labili e non sarà difficile nemmeno vedere nuovi salti della quaglia. Di sicuro, contrariamente a quanto dice l’avvocato Starace, l’interesse non sarà calamitato dai partiti tradizionali. Men che meno dal centro-sinistra di cui ormai non esiste più traccia.
Maria D’Ordia per "Il Gazzettino Vesuviano"
Nella foto: chiusura della campagna elettorale di Gennaro Cinque 

 

sabato 6 giugno 2015

Vico Equense ultima meta


Sono arrivata a Vico Equense sul finire degli anni ’70. Avevo 26 anni, due figli piccoli e insieme a Mario tanta voglia di qualità alta della vita.
Eravamo cittadini fino al midollo. Nati e cresciuti a Napoli in pieno centro, tra piazza Cavour, via Duomo, Ferrovia, emigrammo nell’opulento nord del boom economico, in una Torino piena di operai e sovrastata dalla Fiat, dove gli scioperi e le lotte di classe erano vere, dure e piene di speranza.
Napoli e Torino, due vere grandi città simbolo dell’Italia di allora. Napoli viveva un stagione di rinascita culturale ed economica. Era viva, brillante pur nelle enormi difficoltà. Si costruivano palazzi nelle periferie, Fuorigrotta, Colli Aminei, Camaldoli. I Napoletani compravano case e la città si ingrandiva a dismisura. Ma il cuore di Napoli rimaneva là in quel centro antico, nel quartiere Sanità, tra i Tribunali e Forcella, tra Toledo e i quartieri bene intorno a piazza Dei Maritiri. Da lì il popolo non lo stanavi, non lo convincevi a lasciare case a volte misere e buie e chi poteva permetterselo comprava ancora in centro, alla Ferrovia o a ridosso dei Quartieri Spagnoli, magari dentro i grattacieli moderni che cominciavano a mangiarsi la città.
Dopo il matrimonio andai con Mario in Piemonte, dove trovai una Torino affascinante, apparentemente quieta rispetto al centro cittadino napoletano,  ma pulsava di vita e lavoro.  Era la Torino degli Agnelli e all’alba cambiavano i turni nelle fabbriche oppure si aprivano le infinite attività o imprese che ruotavano intorno alla Fiat. Masse di lavoratori si spostavano sui tram, sui pullman, in auto, avvolte dalla nebbia, spesso affondando i  piedi nella neve. Mi impressionavano soprattutto, io che ero cresciuta nel sole e nel tepore mediterraneo,  le madamin torinesi che con qualunque tempo indossavano disinvoltamente scarpine decoltè con tacchi e suole sottili, mentre io rischiavo l’amputazione dei piedi per congelamento anche senza neve.  
Ovunque ci seguiva tutti l’arco delle Prealpi, maestose vette sempre innevate che spuntavano nella nebbia, illuminate dal sole di primo mattino o dorate nel tramonto.
Nei fine settimana sui portabagagli delle Fiat o delle Alfa Romeo e di qualche rara Renault, si montavano gli sci e si andava tutti in montagna. Sul Setriere o a Bardonecchia, a Cesana Piemonte, a Salice d’Ulzio… Luoghi bellissimi e per me misteriosi, dove faceva subito sera e la giornata passava veloce.
Ho avuto amici carissimi a Torino, che ancora oggi porto nel cuore. Terroni e polentoni… un bel connubio tutto sommato.
Ventidue anni a Napoli e quasi cinque a Torino, poi Vico Equense. Il luogo dove infine abbiamo scelto di vivere, incantati dalla sua bellezza senza pari, dal mare blu intenso, dal profumo di agrumi che l’inondava ovunque in estate. Qualità della vita migliore si pensava. Gente sincera di paese, semplice e priva di sovrastrutture… lontani dalle metropoli per crescere meglio i figli.
Sono tornata a Torino l’anno scorso ospite di una famiglia alla quale siamo ancora profondamente legati. La citta era piu bella di quando l’ho lasciata. Pulitissima, elegante coi suoi palazzi ottocenteschi. Sempre apparentemente quieta ma pulsante di vita, ancora oggi come allora. Si sono raddoppiate le strade pedonali. La storica via Po’ senza macchine ha riacquistato lo splendore del passato con le sue vetrine eleganti, anche se le madamin ormai si sono adattate alle scarpe tecno, senza perdere il loro fascino discreto… è aumentata la qualità della vita.
Napoli no non è migliorata. Bellissima fin dentro le pieghe, con la sua storia plurimillenaria, è stanca e rugosa, sporca e trasandata come un clochard della stazione. Puzza di traffico, il rumore sovrasta persino le onde del mare giù al Molo Beverello… La Cultura sembra essersi dimenticata di lei.
Il paese dove ho scelto di vivere le somiglia molto, bellissimo e trascurato. Dopo circa 40 anni che sto qua la qualità della vita si è notevolmente abbassata, il mare non sempre è blu, non si sente più nemmeno il profumo di agrumi. Il primo odore che senti dopo la Circumvesuviana è quello del ristorante a ridosso di uno dei panorami più incantevoli del mondo.
Te ne devi andare nei posti solitari e nascosti sulle colline per assaporare il silenzio e l’aria profumata. Montechiaro, Asta Piana, S. Maria del Castello, Ticciano. Sperando che la lunga mano dell’insaziabilità umana non contamini anche questi ultimi baluardi della grande bellezza.