giovedì 16 aprile 2015

Vico Equense – Maurizio Cinque garantisce il numero legale e il Consiglio Comunale asseconda il Sindaco e la sua Giunta


Un nuovo caso eclatante coinvolge Gennaro Cinque, sindaco di Vico Equense, incappato in  un conflitto di interesse a causa di un contenzioso aperto contro il Comune.  Motivo del contenzioso sarebbe un abuso edilizio perpetrato nel 2006.
L’abuso pare sia relativo a un bagno costruito senza permesso nella casa del Sindaco che a suo tempo fu sanzionato con un decreto di demolizione. Ma dal 2006 al 2015 nulla sarebbe accaduto e la pratica avviata è finita nel dimenticatoio. Poi, a sorpresa, nello scorso mese di marzo, una presunta lettera anonima avrebbe rimesso tutto in moto e il funzionario comunale addetto ha prontamente notificato a Gennaro Cinque la riapertura del caso e la conseguente reiterazione del provvedimento di abbattimento previo accertamento della Polizia Municipale.  
Tanto ha consentito al Sindaco di presentare un ricorso al TAR avverso la demolizione e si è aperto il contenzioso che oltre al conflitto di interesse e all’incompatibilità, in mancanza di fatti nuovi, sancirebbe la decadenza dalla carica del primo cittadino. La decadenza consentirebbe al Sindaco, che vorrebbe candidarsi alle Elezioni Regionali, di non doversi dimettere come gli impone la legge e di essere sostituito dal Vice Sindaco evitando lo scioglimento del Consiglio Comunale e la nomina di un Commissario Straordinario.  Tutto il marchingegno burocratico messo in essere, secondo la minoranza ma anche secondo una larga fetta di cittadini, consentirà a Gennaro Cinque di mantenere il suo potere per venti giorni nei quali decidere se candidarsi o meno. Allo scadere del tempo potrebbe ritirare il ricorso al TAR e rientrare al suo posto oppure candidarsi e lasciare tutto nelle mani di Benedetto Migliaccio.
Nel frattempo, ai sensi di legge, lo scorso 10 aprile è stato convocato d’urgenza un Consiglio Comunale nel quale poter approvare una delibera per la costatazione di incompatibilità. La delibera è stata approvata con il voto della maggioranza mentre la minoranza ha abbandonato l’aula al momento del voto. Una minoranza che durante tutta l’Assise ha manifestato accesa contrarietà verso una scelta sconsiderata ai limiti della legalità e che in realtà, a detta dei Consiglieri Dilengite e Lauro, serve a bay passare leggi ma non etica e morale.
Al  voto ha invece partecipato con l’astensione Maurizio Cinque, il Presidente del Consiglio tanto inviso al Sindaco. La sua  fuoriuscita dall’Aula avrebbe fatto cadere il numero legale. Ma Maurizio Cinque non ha fatto da sponda alla minoranza, nell’indignazione di qualcuno che ci aveva sperato.
Ora si dovranno svolgere ancora due Consigli Comunali per la conclusione della vicenda che non sembra diversa da altre avvenute un po’ ovunque in Campania.  Lo stesso Sindaco alla fine ammette di aver voluto prendere tempo per tentare l’ascesa politica senza dimettersi. La sua maggioranza gli ha consentito di percorrere questa strada mantenendo l’attuale assetto e consentendo a tutti di non perdere la poltrona. E una norma che avrebbe imposto al Sindaco di andare a casa seguendo un principio etico viene strapazzata per non scontentare nessuno nell’eventualità della decadenza.  Lo stesso Presidente del Consiglio ha preferito seguire la traccia di Gennaro Cinque piuttosto che uscire di scena, nonostante questi non gli risparmi una miriade di improperi in tutte le occasioni possibili.
Continuano, insomma, i papocchi di questo Consiglio Comunale che ne ha viste di tutti i colori. E non sbaglia il Consigliere Aiello quando rimprovera una parte dell’opposizione di non avere fatto decadere il Sindaco a suo tempo, avendone la possibilità. Sottolineando senza saperlo come la politica sia diventata soprattutto teatro, talvolta melodrammatico, non si capisce quanto recitato nell’interesse dei cittadini. 
Nel frattempo quel bagno abusivo resta sempre al suo posto.
Maria D’Ordia per "Il Gazzettino Vesuviano"
ps Il Sindaco era in disparte ma presente in una saletta attigua all'Aula Consiliare. Cadendo il numero legale avrebbe potuto prendere parte alla votazione, ma ciò resta nel campo dei se e dei ma di cui la politica non può nutrirsi