Appare comunque un po' tardiva questa voglia di esprimersi di Gennaro Cinque, che durante tutto il suo mandato, non ha mai esternato checchè sulle sue scelte politiche, sui suoi progetti, su programmi a lunga e breve scadenza. E' andato avanti come un bulldozer, senza guardare in faccia a nessuno, attore passivo di fronte alle filippiche dell'opposizione e protagonista assoluto del degrado ambientale massiccio e invasivo di Vico Equense.
Adesso sembra preso da una smania comunicativa, assolutamente autoreferenziale, e si prodiga in comunicati patinati che impazzano in rete grazie al suo solertissimo ufficio stampa.
Eppure, oltre alla autocelebrazione, Cinque continua a rimanere il Sindaco Muto, quello che non spiega mai niente e non si cura di dire cosa voleva ottenere in questi cinque anni e cosa avrebbe in mente di fare per i prossimi cinque. Nè si preoccupa di far sapere, per esempio, perchè nel 2009 ha mandato a casa alcuni suoi assessori . Non lo ha mai detto, nemmeno nella lettera odierna, nella quale pure fa riferimento a quella pagina oscura del suo mandato. In verità, non ci sembra un caso che la missiva giunga in concomitanza con l'inaugurazione del Comitato Elettorale di Giuseppe Dilengite in piazza Umberto I. Anzi sembra fatto apposta, perchè Dilengite è uno degli assessori, anzi il Vice-Sindaco, che a un certo punto a Gennaro non è andato più bene. Perchè non gli sia andato più bene Cinque però non lo ha mai detto, non ha mai sentito il dovere di spiegarlo agli elettori, nemmeno in questo caso. E ciò, nonostante che Dilengite, ma anche Ferdinando Astarita, gli abbiano più volte chiesto di chiarire quali erano le vere motivazioni per cui il Comune di Vico Equense non aveva più bisogno di loro, nonostante avessero portato voti sonanti e decisivi per l'elezione del sindaco.
Dunque, pubblico la lettera di Gennaro Cinque con la preghiera a breve di essere esplicito innanzitutto sul programma che intenderebbe portare avanti. Nella speranza, eventualmente ne abbia uno, che sia di portata un po' più corposa della ordinaria amministrazione a cui ci ha abituati in questi anni. E dica anche se ha un progetto rivitalizzante per il nostro paese che sta morendo da tutti i punti di vista grazie a lui, diventando sonnacchioso e pigro più del solito, miope, stretto nell'affascinante ma mortale viluppo che è l'eterna attesa del meglio che prima o poi calerà dall'alto.
Insomma, Gennaro, dicci come e quando vorresti farci vedere, oltre al tanto fumo di cui ci hai riempiti in questi cinque lunghi anni, anche un po' d'arrosto. Come e quando cioè il fiume di denaro pubblico, nostro, versato a destra e a manca, si trasformerebbe in un qualcosa di concreto e duraturo che dovrebbe far crescere la qualità della nostra vita.
Ecco la lettera di Gennaro Cinque
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