Ricordo molto bene quel tragico 16 marzo del 1978, giorno del rapimento di Aldo Moro. In via Fani, a Roma, il Presidente della Democrazia Cristiana fu preso in ostaggio dalle Brigate Rosse e la sua scorta barbaramente massacrata. Erano gli "anni di piombo", quando le varie organizzazioni extraparlamentari, che si definivano comuniste, effettuavano feroci esecuzioni assassinando freddamente giornalisti, dirigenti sindacali, professori universitari. "Nuclei Armati Proletari", "Prima Linea", "Brigate Rosse" erano le sigle quotidianamente in azione e sferravano i loro attacchi allo Stato e alle Istituzioni prendendo di mira quegli uomini che, in una logica rivoluzionaria, erano considerati servi di uno stato capitalista e imperialista.
Ferdinando Imposimato ha scritto un bel libro sull'argomento,"Doveva morire", che racconta molto bene il clima sociale e gli avvenimenti relativi all'assassinio del Presidente Moro. Attraverso un' attività quasi investigativa, che si avvale della testimonianza di uomini dei servizi segreti dell'epoca, degli stessi terroristi, autori o complici nel rapimento, e di coloro i quali ebbero un ruolo attivo nei 40 giorni successivi alla strage di via Fani, Imposimato fa un'attenta ricostruzione dei fatti e giunge alla fatale conclusione che per Moro non c'era scampo, che quella terribile vicenda poteva avere solo un tragico epilogo.
Mercoledì 13 maggio, nella Sala Consiliare, in occasione del 31° anniversario della Morte di Aldo Moro, Ferdinando Imposimato ricorderà lo statista tragicamente scomparso e illustrerà i punti salienti di una storia che per molti aspetti non è ancora del tutto svelata.
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