lunedì 15 dicembre 2008

Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale e le osservazioni dei Comuni della Penisola Sorrentina

Il PTCP regolerà, per il momento senza abolire il Piano Urbanistico Territoriale della Penisola Sorrentina (L.R. 35/87), lo sviluppo urbanistico del nostro Comune. Successivamente dovrà essere realizzato un PUC (Piano Urbanistico Comunale) che applicherà a livello comunale le indicazioni in esso contenute. Nel nostro Comune, devastato da un perdurante abusivismo, spesso il cittadino ha visto gli strumenti urbanistici come “un nemico” che impedisce di realizzare aspettative per il diritto alla casa. Però, senza il PUT e i vincoli paesaggistici, la Penisola Sorrentina sarebbe ormai divenuta parte della conurbazione della Provincia di Napoli, senza più verde e paesaggio, totalmente e malamente urbanizzata e con tutte le caratteristiche negative, anche dal punto di vista sociale, dell’area.

Il PTCP da un lato cerca di fermare il degrado paesaggistico e l’urbanizzazione delle aree verdi che ha caratterizzato la nostra Penisola, urbanizzazioni che hanno reso un pallido ricordo le immagini bellissime che si vedevano ancora nei film degli anni ’60 come Maruzzella o Pane, Amore e Gelosia. Dall’altro presenta alcune innovazioni urbanistiche tese a soddisfare le esigenze dei cittadini residenti nell’area.
L’innovazione principale è il nuovo metodo di calcolo del fabbisogno abitativo, considerando cioè non il parametro di un vano a cittadino, ma quello di un appartamento per nucleo familiare. Si tiene in considerazione quindi il fatto che esistono molti appartamenti abitati da una sola persona e che i nuclei familiari sono molto più ridotti rispetto al passato. In soldoni, questo offre la possibilità di realizzare nuove case di edilizia convenzionata (cooperative) o di edilizia economica e popolare, dando la possibilità a chi non può permettersi l’acquisto a caro prezzo o affitti esosi di non essere costretto ad abbandonare il suo paese.
Il PTCP poi dettaglia molto bene le aree paesaggistiche da tutelare e indica anche la possibilità, a determinate condizioni, di realizzare manufatti necessari alle attività agricole o adeguamenti per le attività produttive. Indica le linee di una mobilità sostenibile e complessivamente di uno sviluppo compatibile con la salvaguardia del territorio.

I Comuni della Penisola presenteranno al PTCP una serie di osservazioni. Pure essendovene alcune effettivamente valide, come quelle relative agli aspetti cartografici o relative ad una maggiore precisione di indicazioni per gli standard urbanistici, la maggioranza di esse è invece rivolta ad assicurare la possibilità, ancora una volta, di permettere interventi sul territorio fatti dai “poteri forti”, senza tenere in conto né gli interessi dei semplici cittadini né il fatto che a tutti è assolutamente chiaro che, senza fermare l’edificazione, la Penisola diventerà un’appendice invivibile della città che si estende da Castellammare a Napoli.
Ad esempio si chiede di permettere con maggiore facilità gli “accordi di programma” che permettono in deroga i grandi interventi in spregio degli strumenti urbanistici; si chiede di non limitare i rinascimenti e le scogliere che spesso hanno variato negativamente la linea di costa; si chiede di rendere unico l’indice di edificabilità agricolo anche nelle zone agricole di interesse paesaggistico; di ampliare la possiblità di demolire e ricostruire e così via.

Il complesso delle richieste fatte nelle osservazioni rende il quadro di amministrazioni che ritengono ancora che l’importante per “lo sviluppo” sia edificare, realizzare porti, permettere interventi di ampliamento “a pioggia”.
Sarebbe ragionevole invece chiedere le cose che servono, come le case per i residenti, e impedire le speculazioni immobiliari, tenendo presente che solo se salviamo quel che resta del territorio sarà possibile conservare la vivibilità che ci ha sinora differenziato dalla restante parte della Provincia.
RD

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