E’ scaduto già da qualche mese il mandato di Aniello Di Vuolo alla presidenza della S.S. Trinità e Paradiso e si fanno sempre più consistenti le indiscrezioni sulla nomina del nuovo Consiglio di Amministrazione. Sarebbe già pronto un decreto al quale mancherebbe solo la firma del Ministro uscente per eleggere in qualità di Presidente Vincenzo Esposito, ex Ispettore della PI ed ex Assessore al Comune di Vico Equense. Nella veste di consiglieri i nomi sarebbero quelli di Claudia Scaramellino, attuale consigliera della lista civica Frazioni Unite e Matteo De Simone, Presidente del Consiglio Comunale di Vico Equense, eletto nelle liste del PDL.
L’indiscrezione è ribalzata nelle ultime ore prima sussurrata tra gli addetti ai lavori e poi confermata da fonti autorevolissime e a breve starebbe per essere annunciata ufficialmente, ammesso che riesca a passare con un governo ormai scaduto.
Il vecchio Consiglio di Amministrazione, presieduto da Di Vuolo, è stato a lungo oggetto di critiche feroci proprio da parte dell’Ispettore Esposito e della professoressa Scaramellino. Più volte si sono espressi entrambi sui media locali contro le logiche consociative della nomina di Di Vuolo, ritenuto privo delle prerogative culturali per dirigere l’antico complesso monumentale, culla dell’educazione e dell’istruzione di diverse generazioni di Vicani. Secondo Scaramellino, soprattutto, per la nomina del Presidente si doveva tenere conto delle risorse culturali cittadine e doveva essere frutto di una concertazione aperta, di un confronto pubblico dal quale doveva emergere una rosa di nomi condivisa e all’altezza del compito. La politica doveva restarne rigorosamente fuori.
La Scaramellino, tra l'altro, fu tra i promotori di una raccolta di firme per trasferire la proprietà dell’immobile al comune. Si paventava infatti la costruzione di un parcheggio interrato nell’aranceto antistante l’edificio. Nel timore che la S:S: Trinità potesse diventare un patrimonio lottizzato da privati, si chiedeva ai cittadini di firmare una petizione per mettere il complesso monumentale al sicuro dalle speculazioni acquisendola come patrimonio comunale.
A questa battaglia contribuirono tutti. Dai partiti politici di opposizione alle associazioni ambientaliste, fino alla maggioranza al governo della città. In consiglio comunale, già nel 2010, con una delibera bipartisan approvata all’unanimità, si raccoglieva l’appello al fine di portare l’operazione a compimento nel più breve tempo possibile. L’iter parlamentare, lungo e difficile, a marzo scorso si è però completamente arenato. La Commissione Bilancio alla Camera, dove giaceva il provvedimento in esame, chiedeva al comune di Vico Equense di chiarire se era nelle possibilità di affrontare l' acquisizione, in quanto nella documentazione prodotta mancava un rendiconto dell’eventuale stato debitorio della S.S. Trinità. Da quel momento sulla vicenda è calato il più totale silenzio. Per circa un anno, né maggioranza, né minoranza, della quale la Scaramellino fa parte, hanno tentato di chiarire se il comune è in grado di accollarsi o meno il mantenimento della S.S. Trinità, lasciando in sospeso il tema più sentito dai cittadini firmatari della petizione. Non risultano agli atti nemmeno interrogazioni o ordini del giorno o sollecitazioni sul tema da parte di alcun Consigliere Comunale.
Oggi, come un fulmine a ciel sereno, archiviata a quanto pare la procedura per l’acquisizione dell’immobile, cala dall’alto l’imminente insediamento del nuovo Consiglio di Amministrazione. Dopo mesi di assoluta inerzia delle istituzioni locali, esce il coniglio dal cilindro con un decreto ministeriale che aspetterebbe solo l’avallo di una firma prima che l’attuale governo vada a casa, come nella migliore tradizione consociativa. E spuntano proprio i nomi della Scaramellino e di Esposito, che tanto, e a ragione, avevano criticato la nomina di Di Vuolo, dal sapore del più retrivo consociativismo. Si è fatto presto a concordare la triade col sindaco Cinque e con Matteo De Simone nel chiuso delle stanze comunali, senza alcuna apertura al contributo della società civile e culturale della città, nella più classica spartizione a tavolino delle poltrone a disposizione. Se tutta la foga messa a suo tempo contro la vecchia amministrazione della S.S. Trinità ha avvantaggiato guarda caso solo chi alzava i polveroni, è naturale il sospetto che la causa servisse solo a soddisfare degli interessi personali. Cicero pro domo sua, insomma. Ovvero, nulla di nuovo sotto il sole.
Maria D’Ordia per "Il Gazzettino Vesuviano"
Maria D’Ordia per "Il Gazzettino Vesuviano"
Nella foto: S.S. Itrinità e Paradiso
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