Ogni anno, all’apprestarsi della bella stagione, ripiomba su Vico Equense lo spinosissimo tema delle balneazione libera. Attraverso le varie amministrazioni si è passati dal completo abbandono delle spiagge libere, alla gestione comunale oppure all’affidamento dei lidi a terzi, senza mai accontentare l’utenza, anzi sollevandone spesso le critiche più feroci.
Fu la prima Giunta Cinque a inaugurare la gestione diretta delle spiagge, decidendo di acquistare gazebo, ombrelloni e sdraio e lasciando il libero accesso e spazio adeguato a chi sulla sabbia voleva stendere solo un asciugamano. Utilizzò, in quella prima esperienza, quattro bagnini, ex cuochi o aiuto-cuochi a contratto stagionale nelle mense scolastiche. Costoro, con singolare preveggenza, avevano frequentato l’apposito corso di specializzazione per bagnino mentre erano occupati nelle loro mansioni culinarie. Cosicché, nel mese di giugno, il comune li licenziò in quanto cuochi scolastici e li riassunse in quanto bagnini, sparsi tra le spiagge delle Calcare, del Pezzolo e della Marina di Vico. Questa fortunata combinazione di eventi permise, ai bagnini, di essere poi stabilizzati e di venire assunti direttamente negli uffici comunali con mansioni di vario tipo. Imprevedibile epilogo per una stagione balneare tutto sommato positiva.
La gestione in proprio delle spiagge durò solo un anno, anche perché, nel frattempo, aveva sollevato le ire dei proprietari dei chioschi dislocati sugli arenili, che si vedevano penalizzati a favore di improvvisati bagnini. Il Sindaco Cinque accolse questa protesta e, l’anno successivo, dette in concessione tutti i litorali proprio a loro, ai propietari dei chioschi. Le concessioni furono fatte con affidamento diretto e si utilizzarono le stesse attrezzature comprate l’anno precedente.
Cominciò così la stagione delle spiagge semi-libere, soprattutto a causa di una delibera della giunta che sancì che gli spazi dell’arenile potevano essere occupati da sdraio e ombrelloni, anche in assenza dei bagnanti, ininterrottamente per 24 ore. Questo atto fece infuriare gli utenti di Vico Equense, i quali non potevano più usufruire di uno spazio dove stendere un semplice asciugamano in quanto gli spazi veramente gratuiti i gestori li avevano relegati in posti scomodissimi. Per esempio, alle Calcare, dove gli spuntoni di roccia affioranti rendevano periglioso persino l’acceso al mare per anziani e bambini. Qualche bagnante avventore addirittura insinuava che, essendo i costi per ombrelloni e sdraio più vantaggiosi per i residenti, i concessionari, adducendo la scusa che erano già al completo su prenotazione, privilegiassero i non residenti che pagavano una più sostanziosa tariffa per l’affitto giornaliero di ombrelloni e sdraio. Insomma, l’opinione diffusa era che, vista l’irrisoria cifra pagata al comune per la concessione, i proprietari dei chioschi e concessionari delle spiagge libere facessero il bello e il cattivo tempo e proprio alla comunità di Vico non offrissero un servizio efficiente e soddisfacente, a vantaggio solo delle loro tasche.
Che ne sarà delle spiagge libere a Vico Equense per quest’anno non è ancora chiaro. L’affidamento diretto delle concessioni non è più praticabile per legge e bisognerebbe indire un apposito bando. Ma il Sindaco Cinque, al suo secondo mandato, non ha ancora affrontato la questione. Siccome tra bando e assegnazione delle concessioni dovrebbe intercorrere un tempo di almeno quaranta giorni, sembra del tutto improbabile che a maggio inoltrato vi siano ancora i margini per avviare le procedure. Tant’è che da più fonti si apprende che il bando non ci sarà e che il sindaco voglia tornare alla vecchia gestione in proprio con bagnini certificati. O addirittura agli arenili del tutto liberi dove basta un asciugamano per assicurarsi un posto al sole. Magari sulle parti morbide della spiaggia, se si arriva in tempo. Questa ipotesi forse non è di gradimento dei propietari dei chioschi ex concessionari, ma soddisferebbe i nostalgici del mare gratis, in un territorio dove gratis è rimasta solo l’aria, che aspirano solo a un arenile possibilmente pulito e veramente libero.
Maria D’Ordia per "Il Gazzettino Vesuviano"
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