venerdì 9 dicembre 2016

Il fu Matteo Renzi


Tra le tantissime autorevoli voci che si sbracciano a spiegare il recente voto referendario mi ci provo anche io, umilmente, a dire la mia, sebbene immagino sia di scarso interesse. Ma può rappresentare, nel suo piccolo, la voce di chi, non proprio convintamente, ha votato per il SI e ne vuole rendere conto.
Partiamo dal recente passato ante-referendum e prima di Renzi.
A chiedere anche a un bimbo come andava l'Italia, avrebbe risposto che andava uno schifo, che la miseria incombeva su un italiano su quattro, che il lavoro era a zero con la totalità dei diritti negati. Che la scuola faceva acqua da tutte le parti. Ambiente e territorio ristagnavano nel degrado e nell'incuria mentre lo Stato stava a guardare. Questa è l'Italia ante-referendum, non certo grazie a Renzi né tantomeno al Pd, che negli ultimi anni ha perso tutte le elezioni e che, da un certo punto in poi, prima di Renzi ha contato come il due di briscola.
Voglio dire, non si era negli anni del Bengodi, né tantomeno nell'atmosfera operaista degli anni 60/70. Si era piuttosto nell'Italia che ci siamo ritrovati nel dopo Berlusconi, un'Italia che ha vissuto un ventennio nelle mani di un governo simil-mafioso, sottomesso alle leggi del mercato imposto da una finanza simil-mafiosa, capeggiato da un miliardario simil-mafioso proprietario di un impero mediatico paralizzante, che ci ha trascinati nell'incolto mondo della tv spazzatura tutto tette, culi, sesso droga e rock and roll. Pare che ce ne siamo dimenticati...In questo mondo pagare le tasse era diventato un reato e proteggere i lavoratori una bestemmia. In quel mondo Bersani ha pagato per non aver dato sponda all'inciucio con Berlusconi. Il pd ha pagato per aver sostenuto un governo con Monti pur di uscire dal pantano berlusconiano.
Questo è quanto. Poi si è arrivati a Renzi.
Il quale è un giovane uomo molto ambizioso, ma completamente slegato dai poteri cosiddetti forti, venuto da una normale famiglia benestante, che ha sposato una normale ragazza, professoressa precaria come tante, che a un certo punto ha voluto tentare un gioco temerario: mettersi da un'angolazione diversa a guardare la realtà e tentare di governare l'Italia. Per esempio, se il lavoro non va bene, allora capovolgiamo la situazione, non diamo scuse agli imprenditori e vediamo cosa succede. Anche sulla scuola il ragionamento sarà stato lo stesso. C'è troppa gente che aspetta di uscire dal precariato, sistemiamola e ricominciamo da capo. Magari dando un po' di potere in più ai presidi che hanno le mani legate e non riescono a imporre le loro scelte, né a migliorare un'offerta formativa ormai asfittica. Nel frattempo offriamo ai docenti un po' di soldi per comprarsi dei libri, fare aggiornamento qualificato, andare a cinema e nei musei aggratis.
Rendiamo liberi di unirsi civilmente e di adottare bimbi anche quelli che oggi si vedono negare la possibilità di fare famiglia (poi il Senato ha rigettato le adozioni), diamo alle coppie di sesso uguale dei diritti che cn Berlusconi erano semplicemente impensabili. Anche rottamando, forse, Renzi tentava di dare un calcio all'establishment, in maniera un po' rozza, ma assolutamente anticonvenzionale. 
Mi fermo qua. A tutto questo non dò giudizi di merito. Non valuto l'operato di Renzi in quanto non so ancora quali effetti produrrà nel tempo, al di là delle polemiche sui vari provvedimenti. Dico solo che nessuno ci aveva mai provato, che Renzi si è messo in una posizione direi antisistema, fuori dagli schemi dell'Italia parolaia e mafiosa che negli ultimi vent'anni ha portato solo sciagure e disastri economici, ambientali, sociali e culturali.
Se ritorno un po' indietro nel tempo, soprattutto guardando al mondo del lavoro, mi chiedo e vi chiedo: ma quando il Sindacato dell'articolo 18 ha fatto l'interesse di noi poveri diavoli una volta uscito dalla favola operaista degli anni '70? Dal mio punto di vista non lo ricordo. Ricordo un sindacato di sinistra(?) che a un certo punto ha iniziato a essere cerchiobottista tra datore di lavoro, talvolta iscritto anche lui, e lavoratore e consentiva che a me, che andavo al lavoro anche con la febbre e alla mia collega assenteista cronica, si applicassero gli stessi diritti sindacali, creando una disparità di doveri sottoscritta da un contratto collettivo, che non diceva mai niente al di fuori dei ragionamenti sui massimi sistemi, e che però metteva tutti a tacere quando arrivavano adeguamenti di stipendio paritari e relativi arretrati. Della scuola, dove lavoravo, che faceva acqua da tutte le parti non se ne parlava mai. Ed era, e per certi aspetti ancora lo è, un sindacato, diciamocelo, clientelare e asservito a un potere dal quale non aveva più il coraggio di sganciarsi. Un apparato, insomma. Spesso specchio solo di se stesso e non della società e tantomeno dei lavoratori.
Tornando all'oggi, per essere breve. Renzi il Referendum lo ha perso. I tanto temuti Poteri Forti lo hanno mollato. Ha vinto il Popolo. Il Popolo, parola abusata e straziata in tutti i sensi, masticata e sputata a secondo del caso. Ma quale popolo? Dopo la vittoria del no questo popolo ha cominciato a metter gli steccati. Ognuno deve rientrare nel suo ambito, il popolo ha votato tutto insieme con Berlusconi, Salvini, Grillo, la Meloni, ma nel post-referendum ognuno prende le distanze e si comincia a ragionare sul chi sono io e sul chi sei tu. Scusatemi ma è ridicolo tutto ciò. Il Popolo è o non è. Non si fanno distinguo, il popolo è unito oppure non è popolo, non può essere popolo a cavoli propri.
Renzi ha lasciato il Governo, lo aveva promesso e lo ha fatto. E succede però una cosa strana. Non c'è nessuno che vuole sostituirlo, che vuole traghettare l'Italia alle elezioni, che si vuole sporcare le mani. E già qualcuno se le sfrega le mani al pensiero di un Renzi bis per continuare a blaterare contro, distruggerlo, affossarlo, accusarlo di colpe ignominiose. 
E in tutto ciò il vero avversario politico diventa il movimento 5st. Che ancora non ha spiegato la vicinanza a certe frange mafiose della Capitale, le firme false in Sicilia, gli immensi capitali del Berluschino della rete, fu Roberto Casaleggio, che il Signore lo abbia in Gloria...
Una mia carissima amica mi aveva spiegato che votava no al referendum per una semplice ragione, e cioè per il timore che facendo passare la riforma costituzionale, avrebbe dato la stura non a Renzi, che era il meno peggio, ma ai poteri forti della destra italiana, simil-mafiosa, che non è mai morta. "Il pd non vince più niente, mi diceva. Con o senza Renzi. Qua regaliamo il Si a chi il potere lo intende nel senso peggiore del termine, lo regaliamo a Grillo che con l'Italicum stravincerà. Imbrigliando l'Italia in una rete antidemocratica e autoritaria, simile alle epurazioni che si fanno in quel partito contro i dissidenti".
Ecco, devo dire che era una delle motivazioni plausibili. Ed è per questo motivo che il mio Si non era convinvinto al 100%. Perché anche io penso che il pd, con o senza Renzi, non sia in grado di vincere più niente, già da un bel po'. Se di questo dobbiamo godere, godiamo pure, ma come quel marito che per far dispetto alla moglie si taglia il pisello.
A mio avviso, Renzi, sul quale non pendono procedimenti penali né fondati sospetti di essere un fuorilegge né tantomeno un affiliato di cosa nostra, tranne che nelle lamentazioni dei disfattisti di professione, rimane l'unica figura che ha saputo destreggiarsi in Europa soprattutto sul tema dei migranti ed il più idoneo a rappresentare l'Italia in un panorama, lasciatemelo dire, alquanto squallido. Poi del Sud dimenticato, delle tasse sui lavoratori che sono una mannaia, degli ultimi, parliamone, perché sono dell'idea che sono argomenti incompiuti del Governo Renzi, ma penso che proprio il Governo Renzi sia stato l'unico luogo nel quale, ad insistere e a scalpitare, se ne poteva ancora parlare.
 
 
 

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