mercoledì 2 ottobre 2013

Vico Equense - Marina d’Aequa e lo sfruttamento intensivo del mare


Spariti in gran parte lettini e ombrelloni privati e l’asfissiante calca estiva, restano in bella mostra tutti i “manufatti” costruiti lungo la Marina di Aequa per “incrementare l’attività turistica”. Pedane che si allungano fin sul mare Alcune rimovibili, prive di cemento,  fatte solo con assi di legno, altre con basi costruite in maniera permanente, come quella delle Axidie e di ‘O Saracino, ma tutte fuori contesto e deturpanti, un vero pugno nell’occhio che sconvolge la dolce linea dell’ arenile che va dalle Calcare allo Sporting.
Il posto di ormeggio delle barche continua a campeggiare anche in inverno al centro della conca di mare e l’incessante andirivieni  dei mezzi natanti di ogni forma e dimensione, in massima parte a motore, contribuisce a inquinare il mare in tutte le ore del giorno e in ogni stagione dell’anno. Sulla pedana di cemento antistante il “porticciolo”, qualcuno in estate ha ampliato, senza averne i requisiti legali, lo spazio per i tavolini di una improbabile pizzo-ristorante-birreria estiva.
Qualche metro più indietro rispetto alla spiaggia spazia il parcheggio privato del “Sireneo” di De Rosa, che sconfina con alcune costruzioni abusive nella proprietà dello stesso. Il quale ha tenuto in concessione, tra alterne vicende giudiziarie, la spiaggia del “Pezzolo” sulla quale veniva riversato ogni genere di spazzatura, sollevando l’ira dei bagnanti.
Poco più in là c’è il piccolo spazio concesso alla Lega Navale che, con le sue canoe messe l’una sull’altra, sembra essere l’unica depositaria di un’idea pulita del mare, di un rapporto sano con la natura.
Marina di Aequa è un litorale ormai completamente stravolto, sul quale la fanno da padrone pochi privilegiati che hanno ricche concessioni per l’occupazione del mare, in qualche caso blindato, inaccessibile da ogni lato, o della spiaggia dove i ristoratori e albergatori nel tempo hanno costruito dependances dei loro locali per avere tavolini persino sull’acqua, anche d’inverno.  Nel suo complesso si presenta, anche fuori dalla stagione balneare, degradata e in certi punti persino fatiscente. Una striscia di splendido arenile dove ogni centimetro quadrato è stato occupato per uno sfruttamento intensivo che ha un ritorno di benefici minimo per la collettività.
Qualche giorno fa l’Amministrazione Comunale ha deliberato lo stanziamento di una somma consistente per l’abbattimento del ristorante “O Saracino” al fine di ottemperare a una sentenza di demolizione arrivata dopo un contenzioso durato decenni. Cifra che i proprietari di 'O Saracino dovranno risarcire interamente.
 La sentenza farà giustizia di uno scempio perpetrato a suo tempo sul litorale, ma, nonostante sia in programma un progetto di riqualificazione che riguarda la sistemazione dell’area pescatori, non c’è in atto alcuna possibile modifica nella politica per la gestione delle spiagge e di tutto il borgo, politica ormai consolidata su presupposti che sembrano inamovibili. Nessuno mette più in discussione che alcuni spazi dell’arenile in estate siano preclusi all’accesso persino dal mare, ignorando le norme sul bagnasciuga che appartiene a tutti. Si continuerà a negare ai bagnanti la libertà di vivere l’arenile senza vincoli, si procrastinerà la licenza a chi ha allungato sull’acqua pedane di pessimo gusto, continueranno ad ormeggiare masse di imbarcazioni senza alcun rispetto per il paesaggio e per l’ambiente. In questo contesto l’abbattimento del ristorante “O Saracino” non servirà a rendere giustizia alla Marina di Aequa, anzi mette in rilievo l’assurda strada perseguita dall’amministrazione comunale di sfruttamento intensivo di un territorio fragile da parte di pochi soggetti  che hanno occupato, senza soluzione di continuità nel tempo, tutti gli spazi possibili, al prezzo di pochi spiccioli.
Maria D’Ordia per "il Gazzettino Vesuviano"
Nelle foto: occupazione e degrado di alcuni tratti della Marina d'Aequa

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