Con l’ultima delibera approvata nel consiglio comunale del 26 novembre scorso, il Comune ha completato l’opera del dimensionamento scolastico iniziata nel 2009. Diventano due infatti i poli scolastici, uno facente capo alla Zona Costiera, ovvero Vico Centro, e l’altro alla zona collinare, lasciando fuori, cioè dislocandolo in un unico polo con la Scarlatti, il Circolo Didattico "Giovanni Pascoli" di via Sconduci.
Il pullulare di leggi, a partire dalla sciagurata riforma
Gelmini, seguendo una logica di risparmio e razionalizzazione delle risorse, ha
determinato in pochi anni la chiusura di un numero sterminato di plessi
scolastici su tutto il territorio nazionale. Anche Vico Equense è caduta sotto
la mannaia delle nuove norme e negli anni ha visto morire plessi gloriosi come
quelli di Ticciano e Montechiaro. Piccole scuole perfettamente attrezzate dove
i bimbi trovavano ottima accoglienza senza dover affrontare spostamenti
impervi. La chiusura di questi plessi
determinò la rivolta delle famiglie che occuparono, tra vezzi e lazzi del resto
della popolazione, i locali dei plessi restando all’addiaccio persino di notte.
Ma non ne ricavarono niente.
In quel caso vi fu infatti poca solidarietà verso i
ticcianesi e gli abitanti di Montechiaro. Il resto dei cittadini assorbì il
dimensionamento con nonchalance e i plessi furono chiusi senza troppo dolore da
parte di chi non si vedeva sacrificato dal nuovo assetto. Ma si creò una ferita
all’interno delle comunità interessate che ancora oggi viene ricordata con
dolore.
Oggi ad essere sacrificata è l’ottima scuola media di
Massaquano, che farà posto ai piccoli della materna che al momento hanno a
disposizione una sede piuttosto disagiata. I ragazzini delle medie dovranno dunque
trasferirsi in collina oppure in centro, a loro scelta. Ciò è dovuto al fatto
che la media di Massaquano subirà, secondo gli studi statistici del Comune, un
progressivo calo delle iscrizioni. Hanno un futuro in espansione solo Arola e naturalmente
la “Caulino” di Moiano, tanto cara al sindaco Gennaro Cinque. A proposito della
Caulino sarà bene ricordare che era l’unica scuola destinata alla perdita della
dirigenza nell’elenco stilato dalla Gelmini in quanto conteneva meno di 500
alunni. Con sapiente scienza e onniscienza il Comune ha saputo muovere le
pedine giuste per evitare questa sciagura e far diventare la Caulino un
Istituto Comprensivo che conterrà la bellezza di 1217 alunni, la cui dirigenza
avrà quell’autorevolezza di cui tanto ha parlato l’assessore Di Martino durante
il Consiglio Comunale, che la metterà al sicuro da qualsiasi futura spending rewiew.
Naturalmente i cittadini di Massaquano non sono contenti di
questo nuovo assetto. La loro scuola media è un’eccellenza. L’Invalsi, cioè
l’ente del Ministero della Pubblica Istruzione deputato alla valutazione dei
risultati conseguiti nelle singole scuole, valuta la media di Massaquano tra le
migliori scuole nazionali. Ma tant’è, ragioni che nulla hanno a che vedere con
la didattica e i successi conseguiti obbligano gli alunni a sloggiare, cambiare
insegnanti, spostarsi ogni giorno coi bus scolastici. A nulla vale ricordare
che non sono ancora superati i margini che imporrebbero un nuovo
dimensionamento e c’era la possibilità di aspettare tempi migliori.
Viene da chiedersi, come ha giustamente suggerito il
Consigliere di minoranza Giuseppe Cioffi, perché non chiudere la media di
Arola. Questa scuola aperta qualche anno fa con un intervento edilizio molto
discutibile, è visibilmente sovraffollata contenendo tre ordini di scuola,
dall’infanzia alla media. Le aule sono piccole, non vi sono vie di fuga
adeguate. Ma evidentemente faceva comodo decidere nel senso voluto dall’Amministrazione
Comunale, per confermare invece che correggere gli errori del passato.
In realtà con la nuova delibera si completa il vecchio
disegno dell’Amministrazione Cinque, ridurre a due Istituti Comprensivi
l’intera popolazione scolastica, per risparmiare qualcosa e chiudere
definitivamente il discorso, adeguandosi a quello che è ormai diventato
l’imperativo generale, sacrificare tutto a beneficio di un’economia sempre più
chiusa su se stessa e molto lontana dal benessere e dalle aspettative dei
cittadini.
Maria D’Ordia per "Il Gazzettino Vesuviano"
Maria D’Ordia per "Il Gazzettino Vesuviano"
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