giovedì 23 agosto 2012

Vico Equense - Una indimenticabile ESTATE di FUOCO.

Le infuocate giornate di caldo, dalle pittoresche definizioni dell’anticiclone Nord Africano (calligola, lucifero etc.) Il fuoco pirotecnico delle interminabili feste , non ultima quella dei santi Ciro e Giovanni nella loro versione estiva, del “fottetenne” in risposta alla “spending review “ del governo Monti di tagliare alcune festività a risanamento della nostra economia, , il fuoco dei piromani e criminali che hanno devastato il Faito e “dulcis in fundo” il fuoco delle pistole che hanno vivacizzato la movida della spiagge vicane .
Possiamo definire senza alcun dubbio un bell’ Agosto di Fuoco.
Ma andiamo ai fatti o meglio una riflessione sull’ultimo avvenimento che ha fatto più scalpore monopolizzando le cronache delle testate giornalistiche locali e non solo, che ha suscitato preoccupazione e perplessità in un certa opinione pubblica. Il fatto : la gambizzazione del 15 agosto.
La notizia della sparatoria in se non è nuova per le cronache vicane altri casi in verità sporadici si sono verificati in anni addietro , senza che provocasse una tale reazione pubblica:
La conferma di una presenza a dir poco inquietante di personaggi di spicco della criminalità organizzata, non è eccezionale, già da tempo questo “stazionamento” era segnalato non solo dalla Procura di Torre A. ma confermato da fatti come il sequestro del dicembre 2009 da parte delle Questura di Napoli di un “un ampio complesso residenziale diviso in otto appartamenti realizzati in riva al mare con annessa spiaggia di pertinenza a Vico Equense” (TMNews 12/1/2011) appartamenti ad una nota famiglia di S. Anastasia:
Senza alcun dubbio era la prova provata non solo di una presenza ma anche di investimenti sul nostro territorio e mi riferisco non solo a Vico ma in tutta la penisola sorrentina (pecunia non olet).
Ma cosa ha provocato una reazione così forte da molti condivisa, questo senso di diffusa preoccupazione a tale avvenimento?
E’ la consapevolezza di uno stato di degrado, di una illegalità diffusa, il timore di aver raggiunto un “punto di non ritorno”, della morte della “convivenza civile” in un paese che aveva sempre difeso con orgoglio questa sua peculiarità.
Non bastano dichiarazione indignate o tantomeno affermazioni “qui la camorra non esiste”.
Bisogna cambiare rotta nella gestione della cosa pubblica, nel fare politica , il richiamo al rigore e alla legalità è d’obbligo.
Non si può accettare che lavori pubblici vengano affidati a ditte riciclate di personaggi condannati per “interdizioni a pubblici appalti per turbativa d’asta” o ditte ritenute “sospette” dalla Prefettura perché riconducibili alla criminalità organizzata.
La battaglia in difesa della legalità richiede coraggio, prese di posizioni ferme e condivise, un convocazioni di un consiglio comunale ha senso se in quella sede si definiscono procedure e criteri rigidi di selezione delle ditte operanti sul territorio, delle gare di appalto anche a trattativa diretta, solo così possiamo evitare l’irreparabile. Lavoriamo insieme , mobilitiamoci uniti per dare un futuro civile e sereno ai nostri figli , alle future generazioni.
Silvio Tommolillo

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