Venerdì pomeriggio, al Castello Giusso, Franco Cuomo autore del libro, "Dei volti che ha Medusa - Drammaturgia del rischio. Ermeneutica e testo nel teatro di Autiero, Moscato, Ruccello", ha ripercorso, durante da presentazione del libro, l'opera dei tre drammaturghi in chiave filosofica, chiamando la città a partecipare non tanto, credo, alla presentazione di un libro sic et simpliciter, quanto piuttosto a un test dal risultato probabilmente per lui già scontato. Non a caso gli ho sentito ripetere più volte ultimamente che era la sua prima volta a Vico Equense, dichiarando una riserva e un pudore nell'esporsi senza veli in un contesto dove il camuffamento è uno stile di vita.
E' stata una prima volta piena di luci e colori nuovi, una ventata di aria fresca nel panorama culturale di Vico Equense, devastato e devastante per la sua miseria. Franco Cuomo irrompe nella monotonia locale con la sua energica sferzata da intellettuale puro, senza logiche ambigue, naturale talento eversivo in un angolo di mondo votato al conformismo verso il peggiore modello culturale e sociale che la "modernità" ci vuole imporre. Parla del suo libro, di Napoli/Medusa, dei suoi amici drammaturghi. Lo fa pensando a Lacan, a Focault, facendo riferimento ad Adorno, Derrida...
Si duole che a Vico Equense ancora nessuno abbia pensato ad un riconoscimento ufficiale del talento di Franco Autiero, a cui ha dedicato il libro. Parla a lungo di lui, delle sue doti umane e lo ricorda con l'affetto di un amico sincero verso un compagno insostituibile di vita e di avventure intellettuali. Si ripromette la pubblicazione, insieme a chi lo ha amato e apprezzato, dei suoi testi teatrali, una raccolta preziosa da mettere in biblioteca accanto a quelle di Moscato, Ruccello, Santanelli, Silvestri...
Domenico Sabino, che ha presentato il libro, si propone, a chiusura, con la sua Memento/Liturgie attraverso le voci bellissime di Giuseppe Esposito Migliacco e Patrizia Monti che trasformano il testo in alchimie sonore di grandissimo fascino.
Io spero che non sia stata la prima e... ultima performance di Franco Cuomo. Per i suoi amici e per i suoi fans è emozionante partecipare a questi eventi culturali nella cornice che più gli si addice. E poi proprio laddove sembra che non vi siano orecchie e occhi e discernimento vale la pena di accendere una luce, sia pur piccola. Almeno per quelli che apprezzano.
ps
Ho conosciuto Annibale Ruccello tanti anni fa, pochi mesi prima della sua tragica morte. Troppo tardi purtroppo. Parlai con lui per un una buona mezz'ora, eravamo a una festa di amici comuni. Mi colpì quel giovane uomo per la sua forza espressiva, per la sua vitalità, per la sua profonda cultura. Ci ripromettemmo un nuovo incontro che non avemmo il tempo di organizzare.
Moscato, forse lui non lo ricorda nemmeno, lo presentai ad un convegno del CIDI, a Torre Annunziata, sul finire degli anni '80. Il capofila della nuova drammaturgia napoletana era al massimo della sua popolarità come drammaturgo e come intellettuale. La sala era gremita di gente, ci fu tra noi poco più che un minuto di conversazione per definire l'impostazione del suo intervento. Il minuto necessario per comunicarmi che lui avrebbe parlato di teatro...
Franco Autiero mi è stato vicino in molte occasioni, legate apparentemente solo al fatto di essere stato l'insegnante di Storia dell'Arte di due miei figli, al liceo classico di Meta. Ma eravamo diventati qualcosa in più, si era stabilita una reciproca stima, un legame affettivo: Franco Autiero si faceva carico delle sofferenze umane, le faceva entrare dentro le persone, non prescindeva mai dal vissuto di ciascuno. Io gli ho voluto bene e mi manca molto, moltissimo.